A Villa Littorio, nell’”orto dell’”Alto Calore
Nella terra dei longevi dove cresce rigoglioso il fagiolo di “ Controne
Oreste Mottola
orestemottola@gmail.com
“Guardi, siccome qui viviamo abbandonati ai
cinghiali allo stato brado, in ogni lettera che mando alle autorità aggiungo
sempre al nostro nome, Villa Littorio, anche la definizione di ‘suolo
italiano’. Sa, se ne sono dimenticati, forse pensano che stiamo in
Tripolitania… “. Ci accoglie così Olimpia Nicoletti, l’ex insegnante
ottantenne, pronipote della maestra Teresa Lovero, l’allieva di S. Giovanni
Bosco, che dopo l’Unità d’Italia venne ad alfabetizzare i poveri contadini come
i ricchi possidenti di Fogna, comune autonomo fino al 1918, e successivamente
aggregato alla più ricca Laurino. Poi la signora Olimpia
tira fuori l’intera armeria dei briganti che scorrazzarono qui intorno: “Questo
è il pugnale di Angelo Croce. Eccovi il fucile a canne mozze di Mazzarella.
Questa è la piccola e maneggevole pistola che la mia bisnonna portava alla
cintura. E poi una chiave che nasconde un pugnale”. Sì, bel un po’ di West
italiano si svolse anche da queste parti, tra gli Alburni, Motola ed il
Cervati. Tempi passati e proprio qui erano più contadini “aratores” che
pastori. Ma qualcosa è rimasto. “Siamo passionali, caldi, molto ospitali. Ci
piace lavorare ma anche onorare la buona tavola”, così Vincenzo Schiavo, per
tutti “il massiccio”, operaio forestale alla comunità montana ma con in tasca
una laurea in lingua e letteratura inglese conseguita all’Orientale a Napoli,
racconta le caratteristiche più tipiche dell’abitante di Villa Littorio. “Siamo
anche molto attaccati al nostro borgo. Io, per esempio, ho rifiutato tante
offerte di lavoro. Ho voluto rimanere qui”. Ma c’è invece chi se n’è andato
lontano. Come quel Giuseppe Loffredo, che fino al 1953, fu tra i più conosciuti
divi della radio americana. Speaker, giornalista e scrittore, diventò
testimonial di uno dei più famosi saponi di bellezza del tempo: l’Ivory della
Procter & Gamble. Aveva una cultura immensa: “Da Socrate al Vermouth”, come
titolò un giornale dell’epoca. O come Luigi Angelo Carlo Schiavo, ingegnere
informatico della Nasa, che mise a punto il software che faceva muovere, sulla
Luna, il braccio meccanico dello Shuttle. Oggi sua figlia Loys è giudice alla
Corte Suprema degli Stati Uniti. Un po” di aria “villese” ha respirato anche il
calciatore della serie A Mario Montorfano. “Nel nostro borgo disputò la sua
gara di addio al calcio”, raccontano compiaciuti. Peter A. Nese, da Los
Angeles, in ricordo della mamma Rosalina, ha fatto restaurare la chiesa di S.
Maria di Costantinopoli.
I FAGIOLI DI CONTRONE” SONO “CRESCIUTI” A
VILLA LITTORIO
I fagioli più conosciuti d’Italia crescono rigogliosi a Villa Littorio. C’è tanta acqua, la terra è generosa. E così sono almeno un centinaio i quintali di legumi che ricompaiono giù a valle, poco oltre le Grotte di Castelcivita, e diventano i ricercati (e costosi) “fagioli di Controne”. Più di un terzo, vicini alla metà, sono salubri, fors'anche più buoni degli “originali”. Un po’” diversa è la storia del fusillo che qui è preparato e cotto esattamente come nella confinante Felitto. “Solo che i nostri vicini c’hanno saputo fare di più e così noi, che pure abbiamo “quel fusillo e quei fagioli” ne abbiamo un ritorno commerciale limitato”, dice Carmelo Di Nome, assessore alla Comunità Montana del Calore e conduttore delle macchine “spalaneve” dell’amministrazione provinciale. “Il nostro problema èla viabilità. A Villa
le strade si fermavano. Non era un centro di passaggio”, racconta ancora Di
Nome. Grazie al suo impegno quell’antico isolamento è destinato a cadere con
grandi benefici sull’intera zona. Un tratto di strada porterà velocemente a
Felitto (oggi è in terra battuta) ed un altro (c’è già lo sbancamento ed il
ponte sul fiume) al Ponte delle Sette Luci, sotto Bellosguardo. Così tutti i
centri dell’Alto Calore potranno sia arrivare a Roccadaspide in meno di
mezz’ora o collegarsi alla futura Fondovalle Calore (se e quando sarà
realizzato l”utile tratto oltre le Grotte di Castelcivita e non l”inutile
doppione della Tempone Persano – Controne). Ci sono i progetti, il
finanziamento di oltre mezzo miliardo di vecchie lire della Provincia e della
comunità montana “Calore”. “Per Villa Littorio cadrà così l’isolamento atavico.
Per l’intero comprensorio s’apriranno nuove prospettive”, parla così il pur
misuratissimo Carmelo Di Nome, principale punto di riferimento politico della
borgata.
I fagioli più conosciuti d’Italia crescono rigogliosi a Villa Littorio. C’è tanta acqua, la terra è generosa. E così sono almeno un centinaio i quintali di legumi che ricompaiono giù a valle, poco oltre le Grotte di Castelcivita, e diventano i ricercati (e costosi) “fagioli di Controne”. Più di un terzo, vicini alla metà, sono salubri, fors'anche più buoni degli “originali”. Un po’” diversa è la storia del fusillo che qui è preparato e cotto esattamente come nella confinante Felitto. “Solo che i nostri vicini c’hanno saputo fare di più e così noi, che pure abbiamo “quel fusillo e quei fagioli” ne abbiamo un ritorno commerciale limitato”, dice Carmelo Di Nome, assessore alla Comunità Montana del Calore e conduttore delle macchine “spalaneve” dell’amministrazione provinciale. “Il nostro problema è
QUI C’ERA L’ORTO DI PIAGGINE. LA TERRA DEI
LONGEVI
Nell’ultimo mezzo secolo l’emigrazione si è portata via tanta gente della terra così ricca d’acqua da chiamarsi “Fonna” e via via poi Fonga e poi Fogna. “Fogna ngoppa n’ogna, tredici case e quattordici forna”, si diceva nei dintorni per irridere alle ridotte dimensioni del borgo (piccolo, quanto un’unghia per sole tredici case) cui faceva da contrappunto un gran fervore d’attività (i quattordici forni). L’orto di Piaggine era qui. La frutta, la verdura, i pomodori con le melanzane, erano prodotti nei suoi campi. E poi barattati coi ricchi pastori “chiainari”. E si continua. Se gli oliveti dei Pipolo hanno la certificazione biologica rilasciata dall’”Aiab (l”associazione italiana per l”agricoltura biologica) anche nel resto dei campi di Villa Littorio di chimica nessuna traccia. E così i longevi sono tanti. Giuseppe D’Alessio ha da poco chiuso a 106 anni la sua esistenza terrena, restano ancora Erlinda Angione, ha 103 anni, mentre Giulia Valletta, il 28 maggio, spegne le sue cento candeline. Segue Giuseppe Schiavo: ha “appena” 98 primavere.
Nell’ultimo mezzo secolo l’emigrazione si è portata via tanta gente della terra così ricca d’acqua da chiamarsi “Fonna” e via via poi Fonga e poi Fogna. “Fogna ngoppa n’ogna, tredici case e quattordici forna”, si diceva nei dintorni per irridere alle ridotte dimensioni del borgo (piccolo, quanto un’unghia per sole tredici case) cui faceva da contrappunto un gran fervore d’attività (i quattordici forni). L’orto di Piaggine era qui. La frutta, la verdura, i pomodori con le melanzane, erano prodotti nei suoi campi. E poi barattati coi ricchi pastori “chiainari”. E si continua. Se gli oliveti dei Pipolo hanno la certificazione biologica rilasciata dall’”Aiab (l”associazione italiana per l”agricoltura biologica) anche nel resto dei campi di Villa Littorio di chimica nessuna traccia. E così i longevi sono tanti. Giuseppe D’Alessio ha da poco chiuso a 106 anni la sua esistenza terrena, restano ancora Erlinda Angione, ha 103 anni, mentre Giulia Valletta, il 28 maggio, spegne le sue cento candeline. Segue Giuseppe Schiavo: ha “appena” 98 primavere.
QUANDO IL DNA DI VILLA LITTORIO SI SPOSTA IN
COSTIERA.
A Cetara, Costiera Amalfitana, c’è la più forte flotta tonniera del mondo e la produzione del “gaurum”, il prelibato del succo delle alici di Menaica. E a Cetara, si è trasferito un nucleo di donne della terragna Villa Littorio che sono state impalmate dai pescatori cetaresi. Dapprima fu il caso poi ne è venuta fuori … una bella accoppiata “Mare – monti”.
A Cetara, Costiera Amalfitana, c’è la più forte flotta tonniera del mondo e la produzione del “gaurum”, il prelibato del succo delle alici di Menaica. E a Cetara, si è trasferito un nucleo di donne della terragna Villa Littorio che sono state impalmate dai pescatori cetaresi. Dapprima fu il caso poi ne è venuta fuori … una bella accoppiata “Mare – monti”.
LE TRADIZIONI.
E” rimasta quella legata alle nozze. Quando gli amici, a banchetto finito, s’autoinvitano a casa degli sposi per una spaghettata e con l”obiettivo di procrastinare il più possibile la loro intimità. Ma fino ad un decennio fa sopravvivevano un insieme di riti, tra i quali “il presiente” e l”esposizione del corredo. “Dal 4 al 15 agosto qui è sempre festa. In onore degli emigranti, sono davvero tanti, che – racconta di Nome – ritornano nella terra d”origine”.
E” rimasta quella legata alle nozze. Quando gli amici, a banchetto finito, s’autoinvitano a casa degli sposi per una spaghettata e con l”obiettivo di procrastinare il più possibile la loro intimità. Ma fino ad un decennio fa sopravvivevano un insieme di riti, tra i quali “il presiente” e l”esposizione del corredo. “Dal 4 al 15 agosto qui è sempre festa. In onore degli emigranti, sono davvero tanti, che – racconta di Nome – ritornano nella terra d”origine”.
UN FERVORE DI ATTIVITÀ ECONOMICHE
Del'“oleificio Monacelli i nostri lettori già hanno appreso delle sue importanti iniziative innovative (Cfr. Rosamaria Morinelli, Il Valcalore, anno V n.1 – l’azienda è nata nel1899
a Villa Littorio, La coltivazione dei 14 ettari di oliveto è
rimasta invece tradizionale, con tanto di certificazione biologica dell’Aiab.
L’85 per cento della produzione va in Europa, Germania e Inghilterra in
particolare, e Usa. Presto si aggiungerà il Giappone), vi si affianca il “Colline
Alto Cilento”, con oltre un centinaio di soci ed in procinto d’avviare un”attività
d’imbottigliamento. Il giovane Angelo Nese ha da poco avviato “Le delizie del
Parco”, il ristorante – pizzeria (specialità capretto e cavatiello) che ha una
sala sponsali capace di competere con i più importanti alberghi di Paestum. E”
di Villa Littorio, proprio sulla strada che porta alla borgata, ma dentro il
perimetro territoriale di Piaggine. “Se mi hanno aiutato” No. Lo scriva, per
favore. Mi hanno solo messo bastoni tra le ruote”. L”ottima carne locale si trova
nelle macellerie di Maria
Russo ed Enrico Nese. L”officina meccanica è Rosario Angione,
mentre Luigi Pipolo vende anche macchine nuove ed usate. Giovanni Gnazzo è il
falegname, lavora anche nella vicina Campora.
Del'“oleificio Monacelli i nostri lettori già hanno appreso delle sue importanti iniziative innovative (Cfr. Rosamaria Morinelli, Il Valcalore, anno V n.1 – l’azienda è nata nel
GIOVANI: CALCIO E BAR”Abbiamo anche vinto
il nostro girone della terza categoria ma nessuno l’ha mai scritto”, protesta
Wladimiro Nese presidente dell”A.c. Villa Littorio. La squadra di calcio è una
delle poche strutture aggregative a disposizione dei giovani che amano riunirsi
nel nuovo bar che ha aperto Jessica Gnazzo, da gustare sono i deliziosi
dolcetti preparati anche con le materie prime locali.
Più
“Nel dopoguerra, quando ci offrirono di lasciare la denominazione di Villa Littorio per chiamarci “Villa di Laurino” io guidai l”opposizione popolare”, racconta Olimpia Nicoletti. Ecco, un bisogno di autonomia che affonda in un mai dimenticato passato storico “ religioso.
L'ORSO LASCIA PIAGGINE E SE NE VA A VILLA LITTORIO”?
Probabilmente tutto sarebbe passato liscio, come una semplice diceria, se qualche giorno fa “ ha raccontato Vincenzo Rubano su “La città” – non fosse avvenuta nella notte l’uccisione di alcune capre presso il piccolo borgo contadino di Villa Littorio, frazione di Laurino, a pochi chilometri da Piaggine. Questo avvenimento, piuttosto insolito, è bastato ad alimentare ed avvalorare l’ipotesi della presenza dell’animale in zona. La Forestale smentisce: ad ammazzare le capre, non è stato certamente un orso, ma semplicemente dei cani randagi.
Oreste Mottola