venerdì 16 dicembre 2011

Tempalta, colline e suggestioni. Musica e miti, artigiani e mietitori, guaritori e sportivi a Roccadaspide




Tra le borgate di Roccadaspide Tempalta è la più sorprendente: allegra e solare, ricca di miti e storie, piena di gente sincera e cordiale. Se fai un piccolo sforzo d’immaginazione trovi finanche una colonna sonora fatta di semplici ballate al suono dell’organetto. Ed è dolce sentire i “cunti” davanti al focolare mangiando le “vrole”, le caldarroste. Si va dalle avventure del coraggioso brigante Mastino, a Bastiano il pastore “chiainaro” che morì da queste parti durante il percorso della transumanza da Piaggine alla Piana del Sele ed al quale è intitolato un ruscello e (dopo aver mandato i bambini a dormire) al racconto del tragico fatto di sangue ancora avvolto nel mistero. Erano le epopee che raccontava zì Domenico Bellissimo, che aveva un eloquio che incantava grandi e piccini. Tempalta è terra di dolore e fatica, per il contributo dato all’emigrazione, al lavoro nei campi di Capaccio ed Eboli (“Ogni mattina partivano cinque autobus con donne, ragazzi ed uomini che andavano a giornata da quelle parti”, ricorda il ferroviere Gabriele D’Angelo) e poi “la paranza” raccontata da Enrico Antico, ovvero la squadra dei mietitori che lavorava a cottimo nei campi di grano. Tempalta è stata anche terra di guaritori che attingevano ad un sapere ancestrale (e ad un’ingenuità di uomini e donne semplici). Li chiamavano “fattucchiare”, ma il giudizio di oggi può anche essere meno denigratorio. “Giovannina De Marco – ricorda il professor Cosmo Galardo – era una donna eccezionale. Era dotata un’intelligenza e di una sensibilità non comuni. Davanti alla sua casa c’era sempre la fila. Da Castelcivita era un via vai continuo”. Il rimando all’ambiente fisico è obbligato. La forza degli elementi naturali rimanda sempre all’antica soggezione dell’uomo rispetto agli elementi primigeni.
Aggregandovi un po’ di case sparse dei dintorni, oggi Tempalta arriva a mille abitanti. E’ una borgata che si è formata nel corso degli ultimi due secoli (grazie anche alla strada provinciale e ai suoi punti vendita), nella parte alta della contrada omonima. La sua storia è parallela a quella di Fonte, che si differenzia da Tempalta, per avere più pianura e montagna mentre qui è tutto è dominato dalla collina. Contadini infaticabili ed artigiani ingegnosi, questa è stata, da sempre, l’anima di Tempalta. Le grate e i cesti di Fortunato Lettieri, le cammaracanne di Luigi Galardo, gli aratri di legno, i tini e le botti di Luigi D’Angelo, e poi i tanti muratori che con poca calce e tanta ‘rena rossa’ hanno edificato case su case.
La storia di Tempalta è presto fatta. Ce la traccia Enrico Antico, evocatore con ‘La Canestra’ della civiltà rurale di questa terra. Il primo nucleo di carattere commerciale, la prima pietra che ha dato vita alla borgata, fu creato da Vincenzo De Rosa. Questo pioniere nato col Borbone e vissuto coi Savoia, nacque nel 1848 da Pietro e Rosa Ippolito ed ebbe 16 fratelli e sorelle. Fu militare a Torino, caporale, si congedò nel 1873. Tornato a casa praticò il mestiere di costruttore di ‘embrici’. Fu lui ad aprire la prima rivendita di tabacchi. Intanto si era aperta la strada che dal Barizzo porta a Roccadaspide passando proprio davanti a casa sua.

IL GIRO DELLE TRE TEMPENato nel 1995 come una grande festa popolare tra giovani, anziani e donne. Poi è diventato una manifestazione sportiva di rilievo nazionale. Richiamava ogni anno almeno 200 ciclisti.

PER TENERTI IN FORMA CORRI A TEMPALTA’Perfect Line’ è nata nel 1993. L’ha creata Tonino De Rosa (diplomato Isef, un altro pronipote del fondatore della moderna Tempalta). La sua palestra è il princiale luogo di confronto e discussione tra i giovani della zona e non solo (vengono anche da Albanella, Castelcivita e Tempalta) tra una lezione e l’altra. E’ specializzata in fitness, aerobica, step, aeroboxing.

LA NECROPOLI LUCANA
Undici tombe di epoca lucana, alcune delle quali con arredi funerari preziosi, risalenti al VII ed al V secolo a.c., attualmente conservati nel museo di Paestum.

LA CAPPELLA DI S. MARTINO
Qui c’era un’antica cappella, ai confini col comune di Albanella, ed era dedicata a S. Martino. Alcuni anziani della zona ancora ricordano l’esistenza di pezzi di colonna proprio nel punto in cui, secondo la tradizione, si trovava il tempio cristiano.

DA ‘LA TRADOTTA’ AL GRUPPO FOLK TEMPALTESE
Un nutrito gruppo di persone, non più giovanissime, diedero vita a ‘La Tradotta’ un gruppo musicale dove più di ogni altra cosa contava (e cantava) la voglia di partecipare. Il successo fu così travolgente da approdare presso la Rai Tv. Oggi un gruppo di giovani (anche d’età) continua quella leggendaria esperienza.

LA SCHEDA. ARCHEOLOGIA A TEMPALTA

Tempalta è una delle contrade di Roccadaspide ‘ come ci racconta Nicola Di Dario – di più antica formazione e di maggiore interesse storico e archeologico per le tracce in essa contenute di un passato ricco di fascino e di mistero. Adagiata sulla parte più alta della collina dalla quale ha derivato il nome, domina da un versante la sottostante valle pestana. Il legame con un passato mitico e affascinante è stato da alcuni anni riscoperto a seguito di un fortunato recupero archeologico, nel corso del quale è stato anche possibile stabilire che all’arrivo dei colonizzatori la contrada aveva già avuto una sua vita autonoma e indipendente. Accadde in una calda mattinata estiva del 1964. Un agricoltore notò che l’aratro aveva smosso e ribaltato una grossa pietra squadrata e rettangolare che fungeva da copertura ad una tomba antica. Incoraggiati dalla scoperta, i ricercatori decisero di proseguire le indagini sulla parte più alta della collina, ove ai loro occhi stupiti apparve ben presto una necropoli composta di circa 50 sepolture a fossa, delle quali le prime 15 risalivano al VII secolo a.C., mentre le altre risultarono databili a periodi successivi, fino al IV secolo a.C. Nello stesso periodo fu iniziata un’altra ricerca poco lontano dalla necropoli, non ancora completata, che ha rivelato tracce di un abitato del V sec. a.C. e di un’altra area sacra (simile a quella di Fonte) indicativa della presenza greca sul territorio. La collina ‘ scrive sempre l’avvocato Di Dario – composta di marne calcaree scistose, è letteralmente devastata oggi da ruspe che asportano pietrisco utilizzato per la manutenzione delle strade campestri e cancellano così quel paesaggio che ancora custodisce le tracce di antiche memorie.

LA SCHEDA 2 /L’ECONOMIA.
DA TEMPALTA A VENEZIA, PER SOSTITUIRE LE LUCI DI PIAZZA SAN MARCO
La realtà imprenditoriale di oggi si chiama Dervit SpA, una società per azioni con un capitale di 517.000’ interamente versato, che ogni anno aumenta il fatturato e crea ricchezza. E’ di Vittorio De Rosa, il pronipote del Vincenzo De Rosa che aprì il primo tabacchino. Nasce nel 1984 come ditta individuale di impiantistica elettrica soprattutto nel privato. Il salto di qualità comincia nel 1990 quando realizza un impianto d’illuminazione per conto del comune di Belluno. L’esperienza fu positiva e da allora l’azienda ha continuato ad operare fuori provincia.. Ora il fatturato è per l’80% realizzato nel Centro-Nord. La maggiore soddisfazione è arrivata nel 1996 quando la Dervit sostituisce e vernicia i corpi illuminanti di piazza S. Marco, a Venezia.

Oreste Mottola
orestemottola@gmail.com