sabato 18 settembre 2010

Camorristi, anarchici ed il caso dell'assassinio Vassallo

Sull'ipotesi di eventuale matrice anarchica dell'assassinio di Angelo Vassallo avanzata in un articolo di Aldo Bianchini

pubblicata da Peppe Tarallo il giorno mercoledì 8 settembre 2010 alle ore 11.47
Riporto qui un mio commento postato a un articolo di Aldo Bianchini su 'DentroSalerno'

Caro direttore,permettimi di fare delle osservazioni alla tua analisi.Mentre argomenti su elementi e indizi che fanno pensare a un agguato della camorra,poi affermi ” E la camorra, se di questo vogliamo parlare, difficilmente rischia tutto pur di entrare in una zona in cui non ha mai attecchito, ci sono tanti altri lidi dove poter approdare facilmente” per poter passare a un’ipotesi che non andrebbe scartata di tipo terroristico di derivazione anarchica dovute ad eventuali frange estreme legate al caso Mastrogiovanni,il maestro anarchico morto a seguito di TSO ordinato dal sindaco assassinato.Io credo che sia stata la sottovalutazione che tu sembri sottoscrivere della penetrazione camorristica(e forse non solo)sostenendo che si tratta di ‘zona in cui non ha mai attecchito’.Questo non solo contrasta con un’evidenza che solo certo struzzismo politico e giornalistico si ostina a non vedere e a negare come se qesto fosse una diminutio del luogo e un’offesa alla dignità e all’integrità del territorio.Contrasta con dicharazioni del procuratore Roberti e soprattutto con relazioni della commissione parlamentare antimafia che hanno descritto il Cilento,in particolare la costa come area di investimenti e riciclaggio della camorra nonchè di usura e traffico di droga e perfino armi.E in questa occasione non solo io ma magistrati come Marino o scrittori come Saviano hanno confermato la presenza della camorra.E’ da da almeno 30 anni che la camorra ‘è approdata’ in Cilento e fa lauti guadagni e investiemnti come dimostrano l’insediamento dell'’hotel Castelsandra di don Luigi Romano a San Marco di Castellabate confiscatogli per appartenenza al clan Nuvoletta e di nuovo oggi appetito e reclamato dai suoi soci parenti Agizza e dai suoi stessi eredi.Così come continua a prosperare,nello stesso comune, l’attività e la rete ‘commerciale’ dei Fabbrocino.O si pensa che questi siano presenze solo imprenditorali?Già nel 1991 a me direttamente il direttore del Castelsandra,al mio rifiuto di assecondare operazioni ‘amiche’ nel territorio tra Montecorice e Acciaroli disse:”Ma che credi?non lo sai che l’80% degli investimenti sula costa cilentana sono della camorra?”.E ti posso assicurare che dopo pochi mesi secondo quando mi era stato preannunciato da rappresentanti locali degli interessi di un villaggio turistico poi da me abbattuto in seguito, dopo lunghe battaglie anche giudiziarie,mi fu tolta la fiducia(”o accetti e cedi o ci compriamo la giunta”,mi fu detto testualmente proprio sotto casa mia)arrivando anche a tenere di fatto sequestrato un assessore.Per questo affare io e un altro consigliere di minoranza precedentemente avevamo ricevuto proposte corruttive di comparielli legati al Castelsandra,proposte in cui io e l’altro consigliere potevamo stabilire la somma che ci sarebbe stata data senza lasciare traccia e anche concedendoci la possibilità di salvarci la faccia(”potete continuare a opporvi ma senza fare il clamore e il casino mediatico”che creava problemi…ed era la nostra forza).Solo l’elezione diretta del sindaco nel ‘93 mi rimise in sella fino al 2001.Posso dirti che l’elezione successiva del sindaco,ancora in carica,è stata determinata dalla speculazione e da persone legate alla camorra che hanno anche presidiato e ‘vigilato’ davanti ai seggi.Oggi l’amministrazione comunale ha riaperto le porte alla speculazione edilizia e agli investimenti nel campo immobiliare ed edilzio di dubbia e sospetta provenienza.Nel mio comune opera attivamente una cricca che cura tutti i passaggi di compravendita dei terreni fino al rilascio della autorizzazione.Riferimento e sponsor dichiarato di questi investimenti curati dalla cricca è il sindaco in persona,già assessore al personale per un breve periodo nella giunta Cirielli,sotto le cui ali protettive ora si è messo dopo varie trasmigrazioni.Oltre ad essere direttore amministrativo dell’ospedale di Roccadaspide il cui sindaco ha affermato che andrebbe cacciato a calci.La speculazione avviene con la piena condivisione attiva della Soprintendenza-diretta da Zampino-che con una semplice nota ha di fatto disapplicato i vincoli preordinati alla redazione di piani esecutivi da parte di tutti i comuni del Cilento costiero interessati dal PTP(Piano Territoriale Paesistico):nel mio comune-pur sprovvisto ancora di PRG-per mia diretta conoscenza è un giochetto farsi approvare-con una parvenza di legalità-vere e proprie lottizzazioni che vengono trattate come progetti convenzionati sottraendoli così alla competenza sia del consiglio comunale che dello stesso parco. Questo trucchetto,con l’avallo della Soprintendenza,ho il sospetto che sia copiato anche da altri comuni.E soprattutto non credo che la presenza,l’influenza e il condizionamento della speculazione e di investimenti malavitosi siano circoscritti al comune di Montecorice e di Castellabate ma,per le cose ricordate prima ,sicuramente riguarderanno l'’intera fascia costiera.Quanto al comune di Pollica io mi sento di affermare che il sindaco Vassallo ha sottovalutato la presenza della camorra.Quando tra noi c’era più dialogo e collaborazione al mio invito a vigilare e a controllare certe presenze pericolose e rischiose nel settore turistico-ristorativo lui mi rispondeva di ritenere di riuscire a controllarle e incanalarle all’interno di sue scelte e direttive amministrative,fino a spingersi a sostenere insieme ad alcuni di questi l’elezione del nuovo sindaco del mio comune,salvo poi a prenderne le distanze poi per intervenuti contrasti e diverse scelte politiche.Vassallo io credo abbia sopravvalutato il suo potere e sottovalutato quello di queste forze e presenze che nel frattempo si sono ancor più rafforzate e accresciute,anche negli appetiti, proporzionalmente al valore sempre crescente che lui intelligentemente è riuscito a dare al suo comune.Questo lo dico a prescindere dall’ipotesi di un assassinio di stampo camorristico che se confermato confermerebbe non solo questa mia analisi ma certificherebbe la sua presenza ‘ufficiale’ e l’apertura di una nuova fase,più aggresiva e violenta tesa ad affermare un suo dominio incontrastato e incontrastabile. A ciò non giova la tesi minimizzatrice da te affacciata e condivisa da altre autorità isituzionali e in ultimo proprio dal vicesindaco e altri amministratori di Pollica che ritengono la presenza della camorra offensiva e disdicevole per l’immagine turistica del comune,sposando l’ipotesi o della reazione violenta di spacciatori contrastati personalmente e solitariamente dal sindaco o di una reazione o vendetta di qualcuno,locale, che ha covato un odio e rancore personale per un eventuale torto subito.Io personalmente so che questa tesi ad Acciaroli è sostenuta proprio da queste inquietanti presenze legate alla camorra e temo che la stiano facendo passare ’spontaneamente’ tra i paesani come la più consona e conveniente per l'’immagine di un paese e di un comune che rischia diversamente di vedere crollare proprio quell’'immagine che il sindaco Vassallo ha portato così in alto.”La camorra non avrebbe sprecato 7/9 colpi,ne sarebbero bastati 2″ “La camorra perchè avrebbe dovuto compromettere i suoi ‘pacifici’ affari?”. Ma giudici come Marino o giornalisti e opinionisti esperti di camorra ritengono invece la modalità e l’efferatezza dell’assassinio di Vassallo compatibili con lo stile della camorra.E veniamo alla tua tesi giornalistica che fai per non trascurare nulla azzardando così una tremenda ipotesi: ” La vendetta di qualcuno troppo vicino al defunto maestro anarchico?” Certo questa ipotesi soddisfacererebbe il carattere locale e ‘personale’che si vuol dare al delitto per allontanare l’altra spaventosa e ancor più tremenda legata alla matrice camorristica che tanto nuocerebbe all’immagine del paese e della stessa camorra che,assolta da dirette responsabilità,potrebbe continuare a fare i propri affari indisturbata e pacifica.Pur convenendo che nessuna iptesi possa e debba essere scartata,permettimi di contestare questa tesi per me irreale e assurda.”Qualcuno troppo vicino al defunto maestro anarchico” può essere o un suo familare o un amico-compagno anarchico.Tra i familiari ci sono un solo fratello,che, da sempre riservato, è dedito alle sue attività di azienda rurale familare e che notoriamente non è capace di far male a una mosca;una sola sorella residente attualmente nel Cilento,professoressa,la cui compostezza e dignità molti hanno potuto conoscere ed apprezzare nelle sue interviste televisive,altre 2 residenti in altre città del centro-nord di cui una mi sembra sposata con uno delle forze dell’ordine.Ha una sola nipote maggiorenne,Grazia Serra, che studia a Roma e che si è segnalata nella trasmissione di ‘Mi manda RAI3′ e non credo che abbia vocazioni omicide:tutta la famiglia chiede alla magistratura giustizia e non credo abbiano tentazioni di farsi giustizia da sè. Un anarchico? Lo stesso Franco non faceva più militanza attiva dopo i fatti che lo hanno visto coinvolto nel delitto Falvella nè risultano esistenti circoli o tradizioni anarchiche in Cilento nè mai esistite storicamente in loco frange estremistiche o anarchiche,anche volendo ammettere che “Nessuno …può contestare che la rabbia delle frange estreme della sinistra o dell’anarchia possono a volte sfociare in azioni eclatanti e molto violente”. Al giornalista Bianchini o ad altri,storici o cronisti,non credono risultino cose del genere a meno che non si risalga ai moti ottocenteschi del Cilento.Nè risultano essersi mai verificate azioni così efferate come l’assassinio di Vassallo come fatto ‘personale’ tra persone private o verso amministratori.E visto che si fa l’ipotesi che il sindaco abbia potuto conoscere la persona che lo ha bloccato e ammazzato escludo per il momento,come tu stesso sembri fare, un eventuale anarchico venuto da fuori,anche se io nei giri che ho fatto un pò in tutt’Italia incontrando circoli,gruppi o singoli anarchici non ho sentito mai nessuno pronunciare parole o intenzioni violente…anche perchè normalmente gli anarchici sono non violenti.E anche nei sit-in o incontri organizzati in loco si è manifestato in maniera civile e pacifica.L’unica ipotesi che potrebbe essere fatta,per indicare persone conosciute da Vassallo,e quindi escludendo il cognato di Mastrogiovanni Vincenzo Serra,e visto che forse si trattava di 2 persone,per esclusione rimaniamo io e Giuseppe Galzerano,entrambi amici e Galzerano con l’aggravante di essere anarchico).Anche se nessuno di noi 2 possiede o sa maneggiare armi,entrambi abbiamo un alibi di ferro e ci dichiariamo a disposizione della magistratura.Personalmente penso che caro direttore ti potevi risparmiare questa tua ipotesi ‘giornalistica’.E’ grave che venga suggerita e insinuata ua pista che rientra nella migliore tradizione dei depistaggi soprattutto perchè sia Mastrogiovanni che Vassallo hanno avuto morti sia pure diverse ma egualmente atroci.Aver denunciato la illegittimità e l’arbitrarietà del TSO adottato dal sindaco Vassallo,non ha impedito a me e a Galzerano nè ad altri di essere profondamente addolorati per la morte del sindaco,di chiedere anche per lui come per Franco verità e giustizia e di partecipare ieri sera al corteo-fiaccolata per condividere il comune impegno in difesa del territorio e delle istituzioni che sono stati colpiti nella sua persona.

Giuseppe Tarallo

Durissimi attacchi a Mario Miano da amici della Valle del Calore. Cavallo e Accarino

L’UOMO A DIFFERENZA DELL’ANIMALE SOGNA…. MA E’ LA RAGIONE E LA PAROLA CHE DIFFERENZIANO IN MODO EFFICACE L’UOMO DALL’ANIMALE…. MA SE L’UOMO PARLA A VANVERA ALLORA L’UOMO E L’ANIMALE SONO PERFETTAMENTE SOVRAPPONIBILI.

Scritto da: Cavallo Domenico 
grazie per cosa? non è stato eletto!!!
Oggi molti amministratori bravi ragazzi, del nostro comprensorio non comprendono le ragioni per cui sono stati eletti sindaci. Amministratori che il più delle volte blaterano o farfugliano cose per sentito dire o perchè cosi hanno letto sul libricino della politica delle chiacchiere. Io mi domando come si fa a continuare nella recita, se la realtà che i nostri sindaci hanno nei comuni e di disperazione assoluta, come si fa mentire anche a se stessi, cosa difficile, ma riesce a meraviglia a questi burattini della politica, manovrati con una stretta di mano dal politico di turno che li fa sentire importanti. Senza contare poi chi diventa assessore come Mario Miano che fa l’assessore dell’agricoltura stando nelle stanze di palazzo Sant’Agostino e scorrazzando a bordo del suo land rover come un feudatario della Valle del Calore salernitano. L’UNICO  posto dove non lo prendono a sassate è Fonte di Roccadaspide poi invece dovunque va nessuno se ne accorge. E destino della Provincia di Salerno che all’assessorato dell’agricoltura vengano nominati assessori che sono sponsor della GRANDE BUFALA.  l’unica sua proposta seria è stata quella di trasformare l’olio extravergine di oliva in olio di Ricino, per superare la crisi del settore ed esportarlo in IRAN come olio per le centrali nucleri. 
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                             MIANO DOVE SEI? Alla Valle del Calore finanziamenti zero….per gli eventi estivi.


La Provincia di Salerno ha assegnato i contributi alle associazioni che hanno organizzato le manifestazioni estive. I contributi sono andati da un minimo di 750 euro ad un massimo di 12.500 euro. Quest’anno sono stati tagliati i contributi alle sagre; c’è da chiedersi però, come mai “Pizza in festa” di Pagani è stata sostenuta con 10.650 euro? Perché sono state tagliate fuori manifestazioni del calibro della “Sagra del Fusillo di Felitto” giunta alla XXXV Edizione e la “Festa dei 7 Vini D.O.C” di Castel San Lorenzo che ha raggiunto la XV edizione? A farla da padrona, manco a dirlo, in quanto a sovvenzioni, è stata la città di Salerno e l’Agro-Nocerino Sarnese. Mentre l’Assessore Adriano Bellacosa ha fatto il bellino in quanto ad elargizioni di campanile, l’assessore Mario Miano, invece, provetto taglia nastri dell’ultima ora, non ha fatto altro che fare il giro delle sagre e rilasciare la solita intervista di routine. L’assessore Miano, inoltre, durante le suddette manifestazioni ha svolto con gusto e con l’ausilio di una solida forchetta il ruolo del commensale non pagante. Allora caro assessore Miano vuoi svolgere con diligenza il tuo ruolo? Non sarebbe il caso di fare meno l’impettito e il taglia nastri, ma di adoperarti di più e con diligenza in favore del territorio? Allora ce lo promette? Possiamo fare il nodo al fazzoletto? La prossima volta faccia in modo che la Valle del Calore non resti fuori da tali contribuzioni. Attendiamo, fiduciosi, il suo appoggio! 
                                                                                              Pietrantonio Accarino        
 
Il primo dei contraddittori dell'assessore provinciale all'agricoltura è il blogger Domenico Cavallo, che scrive su www.salernoproduce.com, mentre Pietrantonio Accarino è l'ex presidente della Pro Loco di Castel San Lorenzo e attivissimo collaboratore del settimanale "Unico". 

Ritrovato il documento certifica nascita a Sala Consilina del trombettiere di Custer

''Ho effettuato delle ricerche con il segretario del Centro studi Vallo di Diano Michele Esposito che lavorava allo Stato civile del Comune di Sala Consilina. Abbiamo controllato -spiega il professor Colitti- gli elenchi del 1853 e degli anni precedenti e successivi ma non abbiamo trovato nulla. Poi il dottor Esposito ha consultato un registro misto e proprio all'anno 1852 era registrata la nascita di un certo Giovanni Crisostomo Martino".

"Si trattava di un trovatello, era stato abbandonato e lasciato al cosiddetto 'Ruoto dei projetti' - spiega Colitti - che venne poi adottato dalla famiglia Botta. Lui mantenne pero' il suo cognome che, pero' non era nemmeno quello del padre. Una mia ipotesi sul cognome Martino e' che probabilmente sia nato nel mese di novembre che in dialetto veniva chiamato San Martino. Il giovane parti' per l'America e trasformo' il suo nome in inglese, passando da Giovanni Crisostomo Martino a John Martin. Adattare all'inglese il proprio nome era una pratica piuttosto comune fra gli italiani perche' tenendo il proprio nome italiano si sentivano particolarmente emarginati dagli americani. Sembra poi che i suoi discendenti abbiamo ripreso, con orgoglio, il suo cognome originario".

Anche il sindaco di Sala Consilina, Gaetano Ferrari, ricorda che John Martin "era un trovatello che parti' in America per cambiare vita". Ferrari sostiene anche che "negli Stati Uniti John Martin gode di grande considerazione per la sua storia e poi c'e' da dire che e' un po' figlio dei nostri tempi perche' i fatti giudiziari in cui fu coinvolto come testimone lo portarono alla ribalta dei mass media". E aggiunge che quell'atto "trovato nell'archivio del Comune e' un documento che ne certifica l'origine" tanto che in diverse occasioni il Comune di Sala Consilina ha voluto ricordare John Martin. In piazza Umberto I - conclude il sindaco - abbiamo messo una targa in suo onore''.

E' Paola Picilli. E' agropolese la nuova portavoce del nuovo presidente del consiglio regionale Romano

da www.iustitia.it

La nuova portavoce del presidente del consiglio regionale Paolo Romano è una cilentana di Agropoli, che ha studiato e lavorato a Roma, non è giornalista, ma si occupa da comunicazione da dieci anni. Si chiama Paola Picilli, ha trentacinque anni, una laurea in Scienze politiche e una specializzazione in Discipline parlamentari alla Luiss e all’università romana lavora dal 2000 al 2007 come assistente di Politica economica internazionale. Nel 2000 inizia anche l’attività come addetta stampa prima nello staff  di Confindustria, poi con il deputato Marco Taradash; dal 2001 al 2006 è capo segreteria e addetta stampa di Dario Rivolta, presidente della commissione Affari esteri della Camera dei deputati. Nel 2006, con la vittoria di Romano Prodi, passa all’ufficio stampa di Forza Italia e subito dopo è con Claudio Scajola, presidente della commissione per i Servizi segreti; dal dicembre 2008 è capo segreteria e ufficio stampa del sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, che, travolto dalla bufera P3, il 14 luglio scorso è costretto alle dimissioni. Ora la Picilli lavora nello staff di Fabrizio Cicchitto, capo gruppo del Pdl alla Camera.
Dopo dieci anni di lavoro nel cerchio stretto della politica romana, come nasce il trasferimento a Napoli? “L’incarico non è stato ancora ufficializzato; – dice a Iustitia Paola Picilli – mi ha cercato il presidente Romano e l’otto settembre sono venuta a Napoli per incontrarlo. Restano ora da definire i dettagli dell’incarico”.
Per la verità Paolo Romano un addetto stampa già l’aveva: era Roberto Aiello, che trova nel 2007 quando diventa capo gruppo di Forza Italia e che conferma nel 2009 con la nascita del Pdl. Ma il presidente del consiglio regionale sembra comunque orientato ad accettare la nuova situazione e ha già pronta una mediazione. “Abbiamo purtroppo vincoli strettissimi di bilancio;  – dichiara Romano a Iustitia – per l’incarico di portavoce del presidente stiamo valutando se affidarlo a Paola Picilli e credo presto ci sarà una decisione favorevole. Poi toccherà agli uffici la definizione del contratto da applicare. Contiamo a gennaio di avere una situazione finanziaria migliore che ci consenta di dotare la presidenza di un portavoce e di uno staff per l’ufficio stampa, del quale dovrebbe fare parte anche Roberto Aiello”.

Eolico negli Alburni. La storia di Antonio Aquara

ORESTE MOTTOLA orestemottola@gmail.com

CAPITOLO 1

Per le strade di Ottati, il paese degli Alburni dove è nato cinquant'anni fa, sono sbalorditi: "Antonio Aquara è uno scienziato incompreso, un bravo ragazzo, un pezzo di pane", giurano i suoi compaesani. Le cronache di oggi lo portano in Sicilia, a Mazara del Vallo, complice, come sostiene la Procura antimafia di Palermo, con l'operazione "Eolo", che ha coinvolto più di cento carabinieri e agenti di polizia, di un gruppo imprenditoriale che con l'aiuto dell'imprendibile boss della mafia Matteo Messina Denaro, decideva chi poteva impiantare le pale eoliche che producono energia elettrica con la sola forza del vento. Antonio Aquara, subito messo agli arresti domiciliari,  è la mente "tecnologica" della Sud Wind srl, che fa a capo all'imprenditore di Trento, Luigi Franzinelli, arrestato per corruzione aggravata.  La Sud Wind srl ha presentato nel trapanese progetti per la realizzazione di parchi eolici e per questi impianti secondo l'accusa avrebbe versato somme di denaro e "regalato" automobili a politici e impiegati comunali. In ballo c'erano degli ingenti finanziamenti pubblici ed un'impresa, che aveva il benestare del boss Messina Denaro, voleva avere la meglio su di un'altra. La vicenda nasce da una denuncia di Vittorio Sgarbi, oggi sindaco di Salemi. Antonio Aquara aveva un diploma di ragioniere che aveva non aveva mai attaccato ad un muro preferendo fare il pioniere, in tutto il sud d'Italia, delle energie rinnovabili. Antesignano vero, perché già adolescente era un esperto della materia. La storia di Aquara, mamma proprietaria della salumeria del paese e padre pastore sugli Alburni, è caratterizzata della vecchia centrale idroelettrica sul fiume Auso, ad Ottati, che dai baroni Ricco passò poi in mano alla "Lucania" e poi all'Enel. Ne è talmenteaffascinato, che comincia a studiarsi da solo tutto quello che trova sull'argomento. "Vai appresso ai muli a vento", lo canzonano nel paese. "Siete peggio delle capre, non migliorerete mai", ribatte lui. Ai primi accenni di "liberalizzazione" del mercato elettrico è fra coloro che rimetteranno in piedi la centrale idroelettrica di S. Angelo a Fasanella. I soci però lo estromettono dalla società e lui tenta di riprovarci più a valle a Castelcivita. Niente da fare con il comune, è troppo vicino alle Grotte. Si sposta così a Serre, dove mette in piedi le prime due pale eoliche della Campania. Gli ostacoli che si troverà davanti gli compromettono la situazione finanziaria e così allarga il suo orizzonte al riciclaggio ed allo smaltimento del siero prodotto dai caseifici e dei pneumatici usati.  Attività che non vanno come ci si attendeva, tanto da recargli serie noie giudiziarie, e così Aquara torna al vecchio amore delle pale eoliche. In Sardegna riesce a costruirne parecchie per poi cederle alla Saras di Moratti. Poi sulla sua strada arriva il trentino Franzinelli e l'avventura siciliana. Il resto è cronaca di queste ore.

CAPITOLO 2

Serre, Postiglione e Sicignano degli Alburni
Trentaquattro pale eoliche su 3mila ettari, il campo dell’energia è qui
ORESTE MOTTOLA
“Fusione per incorporazione”,  questa è la formula con la quale l’Ecoint srl, la società fondata da Antonio Aquara diventa Acea Electrabel Spa e così la presidenza viene assunta dall’ingegnere Marco Cavalleggeri.  E’ il novembre del 2004 quando l’imprenditore di Ottati viene estromesso dalla gestione societaria. L’Acea Electrabel fa subito le cose in grande ed avvia l'entrata in esercizio del parco eolico al quale verrà dato il nome di  “Monte della Difesa”. Ad aver intuito le potenzialità della zona è Aquara ma non i soldi per avviare l’investimento. Il parco eolico sorge nei comuni di Postiglione, Serre e Sicignano degli Alburni, con una potenza installata di 28,9 MW.  L'impianto è costituito da 34 generatori eolici da 850 kW disposti secondo una configurazione "a grappolo" su un'area di incidenza pari a circa 3.000 ettari, connessi mediante feeder di media tensione in cavo alla stazione elettrica 20/150 kV di Sicignano degli Alburni, di proprietà di Terna, che costituisce l'interfaccia di connessione della centrale eolica alla Rete di Trasmissione Nazionale lungo la tratta di collegamento AT 150 kV Campagna-Contursi Terme. Monte della Difesa è entrato in esercizio commerciale il 20 ottobre 2008. Contestualmente, è stato riconosciuto alla Società il diritto all'esercizio per la produzione dei certificati verdi. Le zone interessate sono per Postiglione quelle di Zonzo, Taverne Vecchie e Duchessa, per Serre è la zona di Peragineta,  e per Sicignano degli Alburni quel “Monte della Difesa” che viene usato per la denominazione generale.  La maggior parte delle proteste popolari si registrano nelle campagne di Postiglione dove accanto a chi ha i benefici  dell’aver fittato un terreno ad Acea Electrabel c’è il vicino a carico del quale sono scattate le relative “servitù” e i vincoli di in edificabilità. La questione è stata oggetto di accese discussioni nel corso dell’ultima campagna elettorale.  

CAPITOLO 3
Io annuso il vento, la mafia non so cosa sia
L’imprenditore degli Alburni racconta la sua avventura siciliana
ORESTE MOTTOLA  orestemottola@gmail.com
Nel 1996 innalza le prime tre pale eoliche. “Di quella potenza, erano le prime d’Italia”, racconta compiaciuto.  Nascono a “Costa dei Preti”, proprio ad un tiro di schioppo dal centro di Serre, catturano l’energia dal vento,  un’utopia che con lui diventa concreta.  Attira l’attenzione dei turisti e degli inviati dei giornali. Per un anno i due alberghetti più vicini faranno registrare il tutto esaurito. Le ultime cronache dicono  che è stato condannato ad un anno e 10 mesi per aver contrattato con la cosca di Messina Denaro ed alcuni politici locali di Mazara del Vallo la concessione di finanziamenti pubblici per la realizzazione dei parchi eolici. Vicino a Salemi dove il sindaco è Vittorio Sgarbi, nemico giurato delle pale che catturano l’energia dal vento.  Aquara ci arriva al seguito di Gigi Franzinelli, già segretario della Cgil del Trentino e fondatore di un partito autonomista. In mezzo ci sono altre disavventure imprenditoriali consumate tra Postiglione, dove riciclava il siero dei caseifici, e poi Buccino, con pneumatici da recuperare.  “I giudici siciliani hanno preso una svista. In Sicilia – racconta Antonio Aquara, 52 anni, originario di Ottati, ma residente a Serre - ci manco dal giugno del 2004 e non sono più socio della Sudwind di Luigi Franzinelli, la società sotto accusa”.  Figlio di un pastore e di una salumiera, diploma da ragioniere,  è uno dei pionieri dell’energia eolica in Italia, grazie ai suoi studi da autodidatta aveva messo su delle piccole aziende tutte specializzate nel settore delle energie alternative. “Tutto crollato sotto quel timbro infamante che dalla Sicilia mi è stato messo addosso”, dice sospirando.
 “Vento di mafia. La criminalità organizzata all’assalto dell’energia pulita”, è la copertina del settimanale l’Espresso .  Si racconta di contatti e favori con gli uomini del boss Messina Denaro. C’è anche il suo nome”…
Messina Denaro? E chi è? Mai conosciuto.  Io dalla Sicilia manco dal giugno 2004. Dalla Sudwind, la società che è all’origine della vicenda, mi sono ritirato dal novembre del 2004. I fatti, ritenuti oggetto di reati, sono avvenuti nel periodo successivo. Di cosa devo rispondere? Io lì studiavo la ventosità delle zone, parlavo con i contadini e dei sindaci della convenienza di avere una rendita facendo mettere le pale nei propri terreni in cambio di un affitto. Mai chiesto fondi pubblici…”.
L’hanno però condannata…
Mi hanno messo nel calderone. Prima della condanna il conto che mi hanno già fatto pagare è crudele. Messo agli arresti domiciliari per 102 giorni, non ho potuto assistere gli ultimi mesi di vita di mio padre già gravemente ammalato. Io stesso ho contratto un tumore che sono riuscito a debellare. Le mie aziende sono andate a gambe all’aria. Con la condanna che ho avuto sono condannato alla morte civile perché non posso accostarmi all’Enel ed alla pubblica amministrazione… E nessuno mi ha interrogato, nell’istruttoria e nemmeno nel processo ”.
In Sicilia come ci arriva? Non certo da turista…
 La Sicilia? Mi notano perché avevo un sito Internet dove spiegavo come fare per realizzare parchi eolici. Un architetto siciliano lo vede e mi chiede di andare lì. Qui ero  bloccato, non riuscivo ad andare avanti. Poi mi scippano il grande parco eolico di Serre- Campagna- Teora e Caposele.  Con un aumento di capitale sociale scalano la mia società l’ Ecoint. Mi buttano praticamente fuori. A quel punto sono costretto a cercare fortuna altrove… Puglia, Sicilia, Sardegna e Calabria…”.
Regioni non facili…
“E’ qui c’è molto vento. Io che il vento lo “annuso”,  piazzo oltre 70 anemometri nei punti maggiormente strategici. Ho un patrimonio di conoscenza ragguardevole. Gli altri sono  costretti a venirmi appresso. I soldi però non si vedono e gli investimenti non rientrano. Nel frattempo a Postiglione  apro la “Biancaneve” che ricicla il siero che mi portano i caseifici, con 12 posti di lavoro, e nei recupero dei pneumatici usati. Mi metto a fare l’imprenditore, insomma. Già dall’estate del 2004 io chiudo i miei rapporti societari con Sudwind.  Lo faccio perché devo rientrare a casa, nei miei Alburni…”.
  

Altavilla e Pollica andata e ritorno. L'Angelo Vassallo che io ho conosciuto

Ci aveva fatto avvicinare di più Hemingway. Io avevo trovato quei nuovi elementi che permettevano di poter rilanciare l’idea di un soggiorno cilentano, nell’Acciaroli dei primi anni Cinquanta, dell’autore di “Fiesta”.
Al telefono gli anticipai la notizia: “Veramente dici? E falla uscire!”, non mi disse più di tanto.
Era di poche parole, Angelo Vassallo. Ma capace di impuntature a viso aperto. Come nella serata nella quale vennero presentate queste nuove ricerche sulla presenza del premio Nobel. Arrivò al limite dello scontro fisico con degli ascoltatori che rumoreggiarono, da “destra”, in seguito ad alcune parole di un relatore.
Molto pragmatico nell’agire politico quotidiano, tuttavia mai dimenticava il suo essere un uomo “di sinistra” ma mai genericamente “della sinistra”.
La sinistra di Angelo Vassallo era fatta di rigore e di originalità nel portare avanti un modello di sviluppo molto semplice: duplicare nel Cilento costiero le cose migliori che erano state realizzate nella Costiera amalfitana. Lui ci aggiungeva l’anima ambientalista, la cura dei particolari, una forte spinta etica, “al bar non accettava nemmeno un caffè”, e tutti i suggerimenti di quell’élite socio–culturale che già da diversi decenni aveva scoperto Acciaroli.
A Galdo, che è un’altra delle frazioni di Pollica, lontana però dal mare, avevo visto un caffè letterario. Libri e giornali, sigarette, la ricevitoria del lotto ed il banco solo con i libri di autori locali. Poco distante un gruppo teatrale animava serate nelle quali disseminavano tanti indizi e tutti gli spettatori erano chiamati ad individuare il colpevole. “Quel negozietto chiudeva, invece così tanti turisti ci vanno. Funziona sai…”, mi raccontava.
Questo era Angelo, uno straordinario catalogo di soluzioni, idee e provocazioni. Di pragmatismo ed utopia. E poi nessuna indulgenza al “piacionismo”. Cortesia e rispetto. Considerazione per tutto e tutti.
La serata hemingwayana andava per lunghe, lo spettacolo musicale cubano si protraeva, dovevo rientrare. Mi alzo. Vassallo mi ferma. “Sai, io sono di Altavilla”, aggiungo. “Lontanuccio, eh”, commenta.
Con orgoglio ho però visto molti miei compaesani marciare ad Acciaroli con la torcia in mano: Aldo, Lorenzo, Gianni ed altri dei quali non ricordo i nomi.
L’idea che la ferocia del malaffare anche nel Cilento abbia superato tutti i limiti è intollerabile e c’è chi ha sentito dentro di sé l’imperativo a muoversi. A dire la propria, a testimoniare di non volerci stare. C’era tanta gente comune che stava lì certo per “dovere”.
A chi oggi mi chiede: “noi cosa facciamo?” io rispondo che occorre tenere duro, indignarsi, guardarsi attorno.
Cito sempre un libro di Bruno Arpaia: “ Il passato davanti a noi”, storia di un gruppo di ragazzi che nella Ottaviano a cavallo degli anni Settanta ed Ottanta si occupano delle grandi questioni del mondo e non si accorgono che i coetanei con i quali vivono gomito a gomito, un nome a caso è quello di Raffaele Cutolo, sono diventati la nuova camorra organizzata.
Nel numero speciale che ad “Unico” abbiamo voluto dedicare ad Angelo Vassallo la tesi centrale la esprime Luciano Pignataro: nell’omologazione crescente del Cilento al resto della Campania c’è la chiave di lettura del crimine. Non vi sembri patetica la mia richiesta di stare sempre con gli occhi aperti di fronte al luccichio di diversi imprenditori. Soprattutto negli ultimi anni, Salerno e la sua provincia sono diventate silenziosamente una lavatrice del denaro sporco. Una macchina che centrifuga sempre più velocemente in ristorazione, alberghi, negozi, attività per il tempo libero, immobili e terreni. L’avamposto per gli investimenti futuri che la bellezza dell’area inevitabilmente richiamano e che le tradizionali zone campane non sono più in grado di investire. Di fronte a questi pericoli ci servono amministratori locali che non alzino solo belle bandiere e dicano parole di miele ma siano d’esempio per tutti. Come il sindaco Vassallo.
Che davvero ti sia lieve la terra, Angelo.

A sostegno di Matteo Cosenza, promotore di una grande mobilitazione civile in Calabria

E' colui che nel 1995 decise di chiamarmi a collaborare a "Il Mattino" e per qualche anno ho avuto modo di apprezzarne personalmente la grande professionalità ed umanità. Ora è in Calabria e sta facendo un grande lavoro. Forza Matteo!  

Ne abbiamo viste tante, nello strano paese in cui viviamo, e crediamo di sapere come vanno le cose. Eppure la realtà a volte supera la nostra immaginazione. In questa stagione confusa, in cui si irride la libertà, si piegano ad personam principi e valori, si discute di persecuzione di esseri umani come se fosse una materia opinabile, io non immaginavo che i giornalisti potessero debuttare come capipopolo di successo. Non immaginavo che nel vuoto di iniziativa politica e mentre si rimpiangono i leader carismatici d’altri tempi, toccasse proprio a loro trasformarsi in trascinatori di folle. Era impensabile che questa categoria vituperata, che gode di scarsa credibilità pubblica, potesse chiamare i cittadini alla mobilitazione civile per salvare i pilastri della democrazia e della giustizia e trovare ascolto anche fra coloro che eravamo abituati a vedere ispiratori di queste proteste.

 Non lo immaginavo, ma è avvenuto diverse volte negli ultimi mesi, e il miracolo si ripeterà il 25 settembre prossimo a Reggio Calabria, con la manifestazione “No ‘ndrangheta’’ che si annuncia grandiosa, avendo  ottenuto in pochi giorni oltre cento adesioni collettive:  sindacati, movimenti, associazioni, università, amministrazioni provinciali e numerosi comuni che porteranno in piazza i gonfaloni. La manifestazione  è nata, chi l’avrebbe detto, dall’appello di un giornalista campano che si è fatto calabrese: Matteo Cosenza, direttore del Quotidiano della Calabria, un piccolo giornale che negli ultimi mesi, nell’indifferenza generale, ha visto minacciati una decina di suoi giornalisti, più o meno lo stesso numero del concorrente diretto Calabria Ora.  I

l 27 agosto Matteo ha lanciato l’ appello con un lucido editoriale condivisibile parola per parola. Un articolo accorato, velato di amarezza. Un articolo che poteva rivelarsi nient’altro che uno sfogo, un pugno a vuoto,  e invece, insperatamente, ha colpito nel segno, ha scosso la rassegnazione, ha fatto apparire insensato l’ immobilismo.  Di fronte allo sgomento per le bombe intimidatorie contro i magistrati  e a “un’escalation che lascia immaginare prossime azioni ben più eclatanti”, ha scritto Cosenza, “ ben venga finalmente un sussulto delle coscienze come si vide a Palermo dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio e come non ci fu in Calabria dopo l’uccisione altrettanto esemplare di un magistrato come Scopelliti”. Un sussulto necessario “per far sentire meno soli i magistrati, i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri e tutti i servitori dello Stato che rischiano per conto nostro la loro vita”.

Proprio un bel pugno nello stomaco. E qual è stata la reazione? All’inizio i sindacati ed altri possibili compagni di strada non l’hanno presa bene. C’è stata qualche reazione risentita, poi però, quando ci si è messi attorno a un tavolo, Matteo Cosenza ha spiegato qual è la sua obiezione principale: che le attestazioni di solidarietà, fredde e ripetitive, non hanno più efficacia, servono a qualcuno per mettersi la  coscienza a posto e offrono una passerella di visbilità agli esponenti politici e delle istituzioni locali. I sindacalisti hanno riconosciuto che Matteo aveva proprio ragione e non era il caso di offendersi, e hanno indetto la manifestazione per sabato 25 settembre. Poi sono arrivate le altre adesioni… Insomma è avvenuto l’impossibile. E a questo punto è lecito immaginare che, con la loro semplice presenza, le migliaia di manifestanti che saranno in quella piazza spingeranno a partecipare gli altri, gli incerti, gli attendisti, coloro che di solito si limitano a guardare i cortei dalle finestre socchiuse, quelli che accampano scuse, chi dice che le sfilate non servono a niente, coloro che non riescono a vincere la paura, chi prova sfiducia, rassegnazione, diffidenza, chi si nasconde dietro  pretestuosi distinguo, chi si giustifica aggredendo, scagliando gratuite invettive contro i “professionisti dell’antimafia”, veri e propri insulti che, in questo come in altri casi, feriscono ma soprattutto squalificano chi li lancia.

Mi chiedo come ha fatto Matteo Cosenza a sfuggire al rogo a cui vengono trascinati di solito i giornalisti petulanti, e a trascinare tanti indecisi. Forse il punto di forza del suo appello è il tempismo con cui è stato lanciato in un momento di grave disorientamento. Un altro punto di forza a me pare la credibilità personale di chi lo ha firmato, un giornalista che si è rimboccato le maniche insieme ai suoi cronisti e si è immedesimato nel dramma che stanno vivendo non solo i magistrati chiusi nella procura-bunker, ma tutti i calabresi e con loro decine di giornalisti calabresi,soprattutto quelli del suo giornale e quelli del giornale concorrente, Calabria Ora. Due giornali che da qualche anno, con ostinazione e coraggio cercano di illuminare gli angoli bui della società calabrese, cercano di dissolvere il vasto buio informativo imposto con le minacce e alimentato dall’autocensura. Illuminano la scena come devono fare i giornalisti: orientando la bussola sui fatti, riferendoli, raccontandoli, inquadrandoli sia pure con le connotazioni ambigue e incerte con cui si manifestano.

Come dicevo, l’adesione di massa all’appello di un giornalista è una novità, ma non lo è in assoluto. Qualcosa di simile era già avvenuto. Un anno fa, fu la Federazione Nazionale della Stampa,il suo vertice composto rigorosamente da giornalisti, a indire una manifestazione di piazza contro la “legge bavaglio”, per difendere, diceva lo slogan, una informazione “senza guinzaglio”. A quella manifestazione, il 3 ottobre 2009, a Roma in Piazza del Popolo, insperatamente parteciparono centomila persone, chiamate a raccolta da sindacati, partiti, movimenti, associazioni che raccolsero e fecero proprio l’appello dei giornalisti della FNSI. Dunque anche quella volta furono i giornalisti a mettersi alla testa della lotta, a interpretare il ruolo insolito di capipopolo. E’ un segno dei tempi, e saranno i sociologi a spiegarci il fenomeno.

 Ma una notazione possiamo farla: quella manifestazione, non dobbiamo dimenticarlo, ha ridato fiato e speranza a un popolo sfiancato dalle delusioni e sfiduciato, a cittadini convinti che ormai, con la televisione che detta legge, non fosse più possibile una così ampia mobilitazione a sostegno di grandi battaglie di civiltà. Quella manifestazione rimane perciò una pietra miliare. E non dobbiamo dimenticare che ha dato il via ad una campagna coronata da successo, perché alla fine il ddl sulle intercettazioni, che conteneva odiose norme liberticide, dopo tanti roboanti proclami dei suoi sostenitori, è finito sul binario morto, come volevamo noi, come ha certificato il presidente Giorgio Napolitano. Se è stato accantonato, molto dobbiamo a quella mobilitazione del 3 ottobre e alle iniziative che ne hanno seguito la scia:  “Rai per una notte” di Michele Santoro, che radunò una folla immensa a Bologna ed fu rilanciata da una miriade di tv locali, il talk show itinerante di Giovanni Floris, la notte bianca di Conselice, e via elencando.

In un certo senso anche la manifestazione del 25 settembre prossimo, che richiamerà in piazza cittadini esigenti, affamati di diritti, di libertà e di giustizia, è nata su quella scia. 

* Alberto Spampinato – Consigliere della FNSI, direttore di Ossigeno per l’informazione