venerdì 17 dicembre 2010

Carlo Sassi, medico ed artista originario di Altavilla Silentina

Medico prestigioso ed appassionato, Carlo Sassi è cardiochirurgo al Policliclinico dell’Università di Siena, ed anche un artista a tutto tondo ed affermato realizzatore di alcuni dei più importanti monumenti moderni della città di Siena. E’ nato ad Altavilla Silentina nel 1948, dove trascorre da sempre le sue estati, e Siena dove lavora e crea. E’ figlio del compianto Gaetano, medico ed uomo politico altavillese, mentre la mamma è la senese Maria Bruttini. Carlo Sassi comincia a disegnare sul retro di alcuni rotoli usati per gli elettrocardiogrammi nel periodo in cui, da giovane medico, frequentava un coro di specializzazione in Francia: “Scaricavo così il pathos, la tensione negli studi, la lontananza da casa”, racconta. “A scolpire ha cominciato con solo un martello ed una pietra”, dice la mamma. Ha diretto l’Unità Operativa dell’Aorta Toracica del Policlinico dell’università di Siena, ed ha onorato così al massimo livello possibile quella vocazione profonda alla medicina che i Sassi stanno per far arrivare alla settima generazione. Arrivarono, all’inizio dell’Ottocento, da Vibo Valentia, allora Monteleone Calabro, per fare i medici a Persano. Nell’ampia zona di terra e boschi fra Altavilla, Serre ed Albanella l’allevamento del cavallo era una vera e propria industria che dava lavoro a migliaia di persone. Braccianti e maniscalchi, ma anche importanti figure professionali che poi hanno insediato le loro famiglie nei paesi vicini. Quello che ancora colpisce chi conosce bene Carlo Sassi è come egli riesca a far coesistere dentro di sè le sue passioni e la professione medica che lui svolge a livelli di altissimo impegno. Dentro al policlinico senese c’è l'unico centro in Italia ad offrire un servizio dedicato specificatamente alla chirurgia dell'aorta – dove Sassi lavora - dove vengono sviluppate importanti e innovative tecniche operatorie, grazie anche alla stretta e continua collaborazione con il Centro Ospedaliero Universitario di Caen, uno dei centri europei più all'avanguardia. Poi c’è il Sassi scultore dei monumenti. A Santa Caterina, in val d’Orcia, a Santa Chiara per l’Università di Siena, a San Michele Arcangelo per la Folgore, a Salvo d’Acquisto (statua alta tre metri) per i Carabinieri, e più recentemente l’Abbraccio per la Pediatria senese, divenuto poi il logo del Policlinico Santa Maria delle Scotte della sua città. Numerose sono le opere artistiche cui ha dato vita (bassorilievi in marmo, pietra serena e bronzo) ma pure molte delle chiese senesi contengono sue sculture 'sacre'. Negli ultimi anni, la sua attività artistica è in costante crescita. Amico di artisti come Charles Ortega, che nel 1987 partecipa anche al suo matrimonio, e di Oscar Staccioli, suocero di Leopoldo Di Lucia, noto medico di Albanella. Ha scritto di lui Gilberto Madioni, giornalista senese: "Cardiochirurgo, Sassi alterna l'attività quotidiana in camice bianco e sala operatoria all'altra della scultura con grafica e pittura preparatoria.
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Trecento mucche podoliche pascolano libere sugli Alburni, una storia senza capo né coda.



ORESTE MOTTOLA
OTTATI. In attesa che i veterinari possano determinare come stanno messe con la brucellosi duecentocinquanta mucche di pregiata razza podolica vagano libere per l’altopiano di Ottati, nella zona del Panormo, su per i monti Alburni. Con i loro vitellini che di notte sono attaccati dai lupi che li sbranano. E settanta che non sono sopravvissute all’ultimo rigido inverno. Il proprietario non può venderne il latte, né trasformarlo in foraggio e nemmeno cederle ad altri. La trafila degli accertamenti sanitari obbligatori sulla brucellosi si è interrotta. La storia va avanti da oltre tre anni: la mandria risulta positiva al test della brucellosi e, per di più, il proprietario non riesce a provare la provenienza locale di molti capi. Il mandriano, un ex maresciallo dei carabinieri in pensione con un passato di caposcorta ad un ex presidente del consiglio, ricorre al Tar che gli dà torto. L’ordinanza diventa eseguibile. L’Asl chiede al proprietario di permettere ai veterinari di eseguire il loro lavoro e ripetere i prelievi di sangue da sottoporre ad analisi. Un nuovo risultato positivo porterebbe all’abbattimento. Risulta difficile pensare che quelle mucche abbiano potuto contrarre la malattia in quell’ambiente. Il mandriano ricorre al Consiglio di Stato che, riscontrando un vizio di forma nella sentenza del Tar, blocca tutto. Quelle mucche non si abbattono ma non è possibile farne alcunché. Intanto il blocco della vendita di latte, formaggi e carne dell’allevamento ferma anche l’approvvigionamento di mangimi e foraggi. E d’inverno, in una zona dove la neve c’è sempre e le temperature invernali sono in media a meno 10 gradi. La custodia è affidata alla prima autorità sanitaria locale: il sindaco. Dopo tre mesi spesi per tenere sotto controllo una mandria che gira sui monti Alburni il comune deve gettare la spugna. “Abbiamo dovuto rinunciare alla custodia perché non era possibile tenere tre operai impegnati per custodire le mucche sequestrate dall’Asl. Insistere significava rinunciare alla nostra normale attività”, racconta il sindaco in carica in quel periodo, Pasquale Marino. L’atteggiamento formalmente corretto dell’Asl ha lasciato solo il sindaco di un piccolo comune a combattere con un problema ed un mandriano, che forse ha avuto la “colpa” di essere voluto tornare al mestiere degli antenati. E con i suoi colleghi che lo ritengono responsabile di usare i pascoli non suoi e di “alimentare” la proliferazione dei lupi che trovano troppo facilmente il cibo. Le mucche intanto, dal loro punto di vista, si godono il loro momento di fuga pascolando e ruminando inconsapevoli che su di loro incombe la spada di Damocle della soluzione finale. Né le può consolare il fatto dell’indifferenza, raggiunta una certa età, di finire sulla tavola sotto forma di bistecche o in un forno crematorio che disintegri con loro anche la loro storia senza capo né coda.