Viaggio nell’ex Stalingrado di Capaccio. Tra
carciofi, pere e bufale. Benvenuti a Spinazzo, nella grande campagna agricola
che confina con Paestum. Tra il Varco Cilentano, il bivio delle Mattine e la
Capaccio – Paestum. La
Riforma Fondiaria trapiantò qui una grande maggioranza di
famiglie di Pontecagnano e Bellizzi. A Gromola, a Cortigliano, ci sono i
capaccesi. A Spinazzo, dove una volta furoreggiava la”pera coscia” e il
carciofo ‘pascaiola’, la ‘Tonda
di Paestum’ oggi incontriamo il mais e le bufale, ma la vocazione
all’agricoltura resiste finanche alle potenti sirene del turismo e
dell’edilizia. C’è un allevamento di cani di razza ‘american bulldog’, ma siamo
ancora in tema.
In questi poco più di un migliaio di ettari, dove c’era il feudo dei Salati, funzionava
il “soviet” di Capaccio, dove si votava in massa per i comunisti e nel bar i
contadini discutevano animatamente di politica. Poi i muri sono caduti ed anche
la “Spinazzo
rossa” si è laicizzata. “Ma fino ad un certo punto. Tonino Orlotti è votato dalla
stragrande maggioranza degli spinazzesi. C’era poi il calcio, con la glorioso
squadra dello Spinazzo vero terrore delle avversarie. Le coppe d’epoca del bar
raccontano i trionfi dei calciatori locali tra terza categoria ed
interregionale. “Anche il Napoli
è venuto giocare da noi”, racconta l’orgoglioso barista. Lo squadrone
l’organizzò il “mister” Ferdinando Salati. “Dopo una settimana di duro lavoro
era l’unico ritrovo, il diversivo, per la domenica dei maschi. Le donne
andavano a Messa. E fin dove non arrivavamo nelle trasferte”, ripete il tifoso
nostalgico. Dietro ai caseggiati della piazza c’è la palestra comunale. E’
contento Antonio Atrigna: “L’hanno messa a posto. L’avevano scassata tutta.
Adesso ci hanno fatto i bagni pure per gli invalidi”. Zì Antonio ha 81 anni, ha
cominciato facendo il “trainiere” alla Masseria Spinazzo. Viene da Cicerale, da
dove scese nel 1946 ma si fermò prima a Giungano. “Vivo qui da quando avevo 28
anni”, racconta. Mi scambia per un dirigente dell’Ersac, che contnua a chiamare
ente riforma, e mi esterna la sua rabbia. “Ho sempre pagato il dovuto. Ho un
fascio di bollette alto così. E poi per riscattare la mia casa mi hanno fatto la multa. Schifosi !.
E se non avevo i soldi che facevano mi cacciavano’. Li avrei presi a legnate”.
L’agronomo Mario Sabia dirige la cooperativa agricola Paestum. “L’unica reale
nella zona”, fa notare Sabia. Il presidente è Nicola Di Spirito. Nacque per
arare, fresare i terreni e poi portare avanti i trattamenti antiparassitari. Ha
150 soci, quota sociale di 258 euro, quasi tutti spinazzesi, 4 dipendenti più
gli stagionali, 750 mila euro di fatturato. “A noi ci ha distrutto la
concorrenza spagnola. E poi i nostri costi di produzione, notevolmente più
alti. Soprattutto per i trattamenti antiparassitari. Ogni ettaro – spiega Sabia
– richiede più di 2500 euro di spese. In dieci anni il prezzo al chilo è calato
da mille vecchie lire ad ottocento, e addio convenienza. Ed ogni pianta non
porta mai più di 20 kg .
Ci si rimette. Meno male che è arrivata la zootecnia, con le bufale, perchè
così aggiriamo il limite delle quote latte”. E a questa riconversione del
settore che guarda l’impianto della cooperativa che produce sfarinati. Ed il
carciofo’ “Non attrae più gli agricoltori più giovani. L’unica via di scampo è la zootecnia. Perchè
le bufale non ce le possono togliere. Vivono bene solo in questa zona”.
Un’altra questione sul tappeto è l’utilizzo massiccio di anticrittogamici
tipico di un’agricoltura avanzata qual’è quella di Spinazzo. “Passi in avanti
nei abbiamo fatti tantissimi anche qui – replica Mario Sabia – sono prodotti
che incidono prima di tutto sulla tasca e sulla salute dell’agricoltore”.
Dal punto di vista sociale rilevante è
l’azione dell’Associazione “Rinascita” diretta da Franco De Rosa. Si occupa
dalla festa patronale di S. Antonio alla cura degli spazi comuni nella borgata.
La cura delle anime è affidata al locale Parroco. ‘Questa zona non è la vera
propria Spinazzo ma la vecchia ‘Pagliara della Visceglia’. Era abitata
prevalentemente dai massari Avallone e Buonora, fattori e bufalari dei Salati.
Dopo la Riforma
Fondiaria i capaccesi non vollero questi poderi perché ‘
spiega Nicola Di Spirito, presidente della cooperativa Paestum ‘ i terreni non
erano i più fertili’. Ma di passi in avanti ne sono stati fatti tanti. ‘Anche
con l’Ersac, l’ex ente di sviluppo, i nostri rapporti sono molto buoni. Lo
stesso è per il comune. Ci siamo occupati delle strade, grazie ad un
finanziamento della comunità montana’.
Oreste Mottola
oreste@unicosettimanale.it
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