mercoledì 14 dicembre 2011

Spinazzo, la campagna agricola di Paestum


Viaggio nell’ex Stalingrado di Capaccio. Tra carciofi, pere e bufale. Benvenuti a Spinazzo, nella grande campagna agricola che confina con Paestum. Tra il Varco Cilentano, il bivio delle Mattine e la Capaccio – Paestum. La Riforma Fondiaria trapiantò qui una grande maggioranza di famiglie di Pontecagnano e Bellizzi. A Gromola, a Cortigliano, ci sono i capaccesi. A Spinazzo, dove una volta furoreggiava la”pera coscia” e il carciofo ‘pascaiola’, la ‘Tonda di Paestum’ oggi incontriamo il mais e le bufale, ma la vocazione all’agricoltura resiste finanche alle potenti sirene del turismo e dell’edilizia. C’è un allevamento di cani di razza ‘american bulldog’, ma siamo ancora in tema.

In questi poco più di un migliaio di ettari, dove c’era il feudo dei Salati, funzionava il “soviet” di Capaccio, dove si votava in massa per i comunisti e nel bar i contadini discutevano animatamente di politica. Poi i muri sono caduti ed anche la “Spinazzo rossa” si è laicizzata. “Ma fino ad un certo punto. Tonino Orlotti è votato dalla stragrande maggioranza degli spinazzesi. C’era poi il calcio, con la glorioso squadra dello Spinazzo vero terrore delle avversarie. Le coppe d’epoca del bar raccontano i trionfi dei calciatori locali tra terza categoria ed interregionale. “Anche il Napoli è venuto giocare da noi”, racconta l’orgoglioso barista. Lo squadrone l’organizzò il “mister” Ferdinando Salati. “Dopo una settimana di duro lavoro era l’unico ritrovo, il diversivo, per la domenica dei maschi. Le donne andavano a Messa. E fin dove non arrivavamo nelle trasferte”, ripete il tifoso nostalgico. Dietro ai caseggiati della piazza c’è la palestra comunale. E’ contento Antonio Atrigna: “L’hanno messa a posto. L’avevano scassata tutta. Adesso ci hanno fatto i bagni pure per gli invalidi”. Zì Antonio ha 81 anni, ha cominciato facendo il “trainiere” alla Masseria Spinazzo. Viene da Cicerale, da dove scese nel 1946 ma si fermò prima a Giungano. “Vivo qui da quando avevo 28 anni”, racconta. Mi scambia per un dirigente dell’Ersac, che contnua a chiamare ente riforma, e mi esterna la sua rabbia. “Ho sempre pagato il dovuto. Ho un fascio di bollette alto così. E poi per riscattare la mia casa mi hanno fatto la multa. Schifosi!. E se non avevo i soldi che facevano mi cacciavano’. Li avrei presi a legnate”. L’agronomo Mario Sabia dirige la cooperativa agricola Paestum. “L’unica reale nella zona”, fa notare Sabia. Il presidente è Nicola Di Spirito. Nacque per arare, fresare i terreni e poi portare avanti i trattamenti antiparassitari. Ha 150 soci, quota sociale di 258 euro, quasi tutti spinazzesi, 4 dipendenti più gli stagionali, 750 mila euro di fatturato. “A noi ci ha distrutto la concorrenza spagnola. E poi i nostri costi di produzione, notevolmente più alti. Soprattutto per i trattamenti antiparassitari. Ogni ettaro – spiega Sabia – richiede più di 2500 euro di spese. In dieci anni il prezzo al chilo è calato da mille vecchie lire ad ottocento, e addio convenienza. Ed ogni pianta non porta mai più di 20 kg. Ci si rimette. Meno male che è arrivata la zootecnia, con le bufale, perchè così aggiriamo il limite delle quote latte”. E a questa riconversione del settore che guarda l’impianto della cooperativa che produce sfarinati. Ed il carciofo’ “Non attrae più gli agricoltori più giovani. L’unica via di scampo è la zootecnia. Perchè le bufale non ce le possono togliere. Vivono bene solo in questa zona”. Un’altra questione sul tappeto è l’utilizzo massiccio di anticrittogamici tipico di un’agricoltura avanzata qual’è quella di Spinazzo. “Passi in avanti nei abbiamo fatti tantissimi anche qui – replica Mario Sabia – sono prodotti che incidono prima di tutto sulla tasca e sulla salute dell’agricoltore”.
Dal punto di vista sociale rilevante è l’azione dell’Associazione “Rinascita” diretta da Franco De Rosa. Si occupa dalla festa patronale di S. Antonio alla cura degli spazi comuni nella borgata. La cura delle anime è affidata al locale Parroco. ‘Questa zona non è la vera propria Spinazzo ma la vecchia ‘Pagliara della Visceglia’. Era abitata prevalentemente dai massari Avallone e Buonora, fattori e bufalari dei Salati. Dopo la Riforma Fondiaria i capaccesi non vollero questi poderi perché ‘ spiega Nicola Di Spirito, presidente della cooperativa Paestum ‘ i terreni non erano i più fertili’. Ma di passi in avanti ne sono stati fatti tanti. ‘Anche con l’Ersac, l’ex ente di sviluppo, i nostri rapporti sono molto buoni. Lo stesso è per il comune. Ci siamo occupati delle strade, grazie ad un finanziamento della comunità montana’.
LA SCHEDA. LA MASSERIA SPINAZZO. La Masseria Spinazzo, oggi di Lazzaro Leone, è l’antica residenza baronale, risale al XVIII secolo. Il Palazzo, fortificato, è su due piani.. Sull’ampia corte si affacciano case coloniche e fienili, una sCappella barocca ed una scuderia con annesso maneggio.Sul retro vi è un magnifico giardino con piante secolari tipiche, piscina ed un porticato attraverso il quale si accede ad ampi saloni con caratteristiche volte a vela. La Masseria Spinazzo perpetua la sontuosità, il clima di pace e tranquillità di un tempo ed è inserita nell’area archeologica pestana tout court in quanto al suo interno è stata rinvenuta una necropoli che rappresentava l’unico esempio di tombe a camera dipinte (IV sec. a.C.). Per la visita: Lazzaro Leone s.s.18, km.96.500 – Paestum (SA) Tel. e Fax 0828.722.041
Oreste Mottola
oreste@unicosettimanale.it