lunedì 26 dicembre 2011

CRISTOFORO CAPPETTA. "Il mio Natale"

Heinrich Heine in una lirica presenta l’uomo tormentato dalle domande radicali e condannato al buio del mistero. Chi è? Da dove viene? Dove va? Ha un senso la vita? Gli interrogativi si perdono nell’indifferenza del creato. Nessuna risposta? Il mistero del Natale rompe il drammatico incantesimo della solitudine e del buio. Con la venuta di Dio sulla terra l’uomo ha la rivelazione del suo fine, della sua dignità e del significato della sua vita. Platone pensava che per decifrare il nostro destino abbiamo soltanto la nostra ragione e che questa è una povera «zattera»: occorrerebbe «fare il tragitto su una più solida barca, affidandosi a una divina rivelazione». Nel mistero del Natale l’aspirazione del Filosofo è diventata realtà. “ O flutti scioglietemi voi l'enigma crudele antichissimo, che nomasi Vita, l'enigma pe' l quale da secoli, invano il cervello si crucciano, dei tristi mortali, le tempie recinte di mitrie istoriate, di nere berrette, turbanti e parrucche; l'enigma, sul quale grondando sudore, si curvano a mille, da secoli, ansiose le fronti mortali! O flutti, svelatemi voi l'essenza dell'uomo! Onde viene? A qual mèta s'affanna? O flutti, chi popola i mondi che brillano d'oro nel cielo? Il mare bisbiglia la sua sempiterna canzone; fischia il vento; le nuvole corrono, inesorabili e fredde, le stelle sull'arco del cielo risplendono; e un folle attende il responso del mare”. (H. Heine) All'uomo di Heine, vagante sulla riva del mare deserto, si accompagna il pastore errante di Leopardi, pungolato dagli stessi interrogativi. L'uno interroga le onde, l'altro la luna: … a che tante facelle? Che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren? Che vuol dir questa solitudine immensa? Ed io che sono? Sullo stesso sfondo di smarrimento un poeta francese, Paul Valèry: " Solo. Sempre più solo. Tutto mi è estraneo. Perché non c'è Dio? Perché vertici di abisso e di abbandono non diventano sicuri messaggi? Nessuno ascolta la mia voce interiore. Nessuno che mi parli direttamente, che comprenda le mie lacrime e riceva la confidenza del mio cuore. Solo. Se ci fosse un Dio, visiterebbe credo la mia solitudine, mi parlerebbe familiarmente nel mezzo della notte" A Natale l'aspirazione di Valèry è diventata realtà, e le domande di Heine e di Leopardi hanno avuto una risposta. A Natale ricordiamo la venuta di Dio sulla terra e la conseguente rivelazione del nostro destino. Dio c'è. E' venuto ed è vissuto tra noi, e tra noi desidera rimanere per condividere la condizione umana, rispondere alle nostre domande, rompere la nostra solitudine, comunicarci la sua divinità. La liturgia natalizia riecheggia il lieto annuncio del Vangelo di Giovanni:" In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". L'Incarnazione del Verbo di Dio è il cuore della fede cristiana. Essa ci dice che Dio non è l'essere sperduto nei cieli, lontano da noi e sordo alle nostre invocazioni. E' l'Emmanuele, il Dio-con-noi, e in questa prospettiva la solitudine è superata, poiché il Verbo, assumendo la natura umana, si è fatto nostro compagno di strada. Nella luce dell'Incarnazione la domanda di Heine ha una risposta sorprendente: la mèta dell'uomo è la stessa di Cristo, nel quale egli vive. L'uomo esiste per essere felice e soltanto colui che è infinito può soddisfare la sua sete di felicità. Dio dunque è il fine dell'uomo perchè soltanto in lui e con lui egli può essere pienamente felice. Il mistero del Natale rende possibile raggiungere Dio e la felicità nella sua pienezza. Anche il vecchio Platone aveva capito che per decifrare il destino dell'uomo abbiamo soltanto la ragione, e che questa è “una povera zattera su cui attraversare pericolosamente il mare della vita. Sarebbe preferibile fare il tragitto più sicuramente su una più solida barca, affidandosi a una divina rivelazione” (Il Fedone, c.35) . Natale è l'evento di questa rivelazione. Nella Gaudium et spes, 22 il Vaticano II l'ha così sintetizzata:" Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" Su tale verità gli auguri natalizi di Benedetto XVI:" Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prendere per mano dal Bambino di Betlemme, non temere, fidati di Lui". Un Santo Natale a tutti.  

Cristoforo Cappetta

Cristoro Cappetta, che per noi altavillesi è sempre "Rino" e lo ricordiamo anche per le sue molteplici attività associative, culturali e sportive nella Borgo Carillia dov'è cresciuto , ora è insegnante di religione nei Licei di Agropoli dove vive...