venerdì 17 dicembre 2010

Trecento mucche podoliche pascolano libere sugli Alburni, una storia senza capo né coda.



ORESTE MOTTOLA
OTTATI. In attesa che i veterinari possano determinare come stanno messe con la brucellosi duecentocinquanta mucche di pregiata razza podolica vagano libere per l’altopiano di Ottati, nella zona del Panormo, su per i monti Alburni. Con i loro vitellini che di notte sono attaccati dai lupi che li sbranano. E settanta che non sono sopravvissute all’ultimo rigido inverno. Il proprietario non può venderne il latte, né trasformarlo in foraggio e nemmeno cederle ad altri. La trafila degli accertamenti sanitari obbligatori sulla brucellosi si è interrotta. La storia va avanti da oltre tre anni: la mandria risulta positiva al test della brucellosi e, per di più, il proprietario non riesce a provare la provenienza locale di molti capi. Il mandriano, un ex maresciallo dei carabinieri in pensione con un passato di caposcorta ad un ex presidente del consiglio, ricorre al Tar che gli dà torto. L’ordinanza diventa eseguibile. L’Asl chiede al proprietario di permettere ai veterinari di eseguire il loro lavoro e ripetere i prelievi di sangue da sottoporre ad analisi. Un nuovo risultato positivo porterebbe all’abbattimento. Risulta difficile pensare che quelle mucche abbiano potuto contrarre la malattia in quell’ambiente. Il mandriano ricorre al Consiglio di Stato che, riscontrando un vizio di forma nella sentenza del Tar, blocca tutto. Quelle mucche non si abbattono ma non è possibile farne alcunché. Intanto il blocco della vendita di latte, formaggi e carne dell’allevamento ferma anche l’approvvigionamento di mangimi e foraggi. E d’inverno, in una zona dove la neve c’è sempre e le temperature invernali sono in media a meno 10 gradi. La custodia è affidata alla prima autorità sanitaria locale: il sindaco. Dopo tre mesi spesi per tenere sotto controllo una mandria che gira sui monti Alburni il comune deve gettare la spugna. “Abbiamo dovuto rinunciare alla custodia perché non era possibile tenere tre operai impegnati per custodire le mucche sequestrate dall’Asl. Insistere significava rinunciare alla nostra normale attività”, racconta il sindaco in carica in quel periodo, Pasquale Marino. L’atteggiamento formalmente corretto dell’Asl ha lasciato solo il sindaco di un piccolo comune a combattere con un problema ed un mandriano, che forse ha avuto la “colpa” di essere voluto tornare al mestiere degli antenati. E con i suoi colleghi che lo ritengono responsabile di usare i pascoli non suoi e di “alimentare” la proliferazione dei lupi che trovano troppo facilmente il cibo. Le mucche intanto, dal loro punto di vista, si godono il loro momento di fuga pascolando e ruminando inconsapevoli che su di loro incombe la spada di Damocle della soluzione finale. Né le può consolare il fatto dell’indifferenza, raggiunta una certa età, di finire sulla tavola sotto forma di bistecche o in un forno crematorio che disintegri con loro anche la loro storia senza capo né coda.

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