venerdì 6 gennaio 2012

Il nostro saluto a Renaldo Mottola

Nel pomeriggio del 10 ottobre 2009, a Matinella, frazione di Albanella, in un incidente perdeva la vita mio fratello Renaldo, 45 anni.  Ha lasciato la moglie Ida Gorga, e i figli Antonio (12 anni) e Benedetta (5). Lo sconforto di noi familiari (già provati da analoghe tragedie) è stato incommesurabile. A questi sentimenti diede voce, al termine della cerimonia funebre, celebrata magistralmente da don Carlo Ciocca, mia nipote Marica, 16 anni, che ha scritto e letto quello che leggerete di seguito.
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Caro zio Renaldo, ti indirizzo queste parole sia a nome dei tuoi figli Antonio e Benedetta che di noi nipoti Marica, Enzo e Grazia. Non c'è un modo più facile di dire certe cose se non facendolo con il cuore, anche se ormai quello di molti di noi si è spezzato.Vogliamo dirti ciò che avremmo dovuto dirti prima, quando ancora i tuoi occhi erano capaci di brillare e le tue labbra di sorridere pieni di vita e di amore.
Purtroppo il destino ha stabilito che te lo dicessimo solo ora... forse è troppo tardi o forse no, perché crediamo che dal cielo, o da qualsiasi altro luogo dove ora è finita la tua anima innocente, tu ci stia ascoltando. Molti penseranno che questo testo, queste frasi, queste parole, insomma questa lettera, sia solamente un bel po' di inchiostro scritto su di un foglio bianco, invece sono dei pensieri più che profondi scritti su cinque piccoli cuori. Infatti, anche se siamo ancora troppo giovani e privi di esperienze importanti e significative, siamo perfettamente in grado di percepire delle emozioni talmente forti come quelle che una persona così ricca di allegria, laboriosità e generosità, è stato capace di suscitarci, sia da padre che da zio.
Non potremo mai dimenticare tutti i momenti più belli passati insieme, le feste, le vacanze e i compleanni resi più felici e divertenti, dalle tue battute spiritose, dal buon senso e dalla visione sempre ottimistica della vita per poi non parlare dei periodi difficili, come la morte di nonno Antonio, in cui cercavi sempre di sdrammatizzare la situazione, con il tuo coraggio e forza d'animo.
Come padre hai fatto tutto e di più, affrontando qualunque tipo d'ostacolo. Le coccole, gli abbracci, i baci, i consigli, gli insegnamenti, i complimenti, le sorprese, gli aiuti, le preghiere, e pure i rimproveri ma sempre in senso buono e tante altre cose ancora... Come puoi notare è un elenco più infinito dell'orizzonte. Solo così posso raccontare quello che sei stato per noi.
Come zio, ti sei comportato in una maniera altrettanto efficace. Perciò vorremmo poter riavvolgere il film della tua esistenza, farlo tornare indietro, per poterti urlare il nostro grazie... un grazie che per noi vuol dire tutto. Cioè un'unica parola che racchiude in sé tutta una parola di significati e sentimenti, la quale non può esser messa al pari di nient'altro, perché non esistono delle sensazioni uguali a quelle provate da tutti noi, non solo moglie, figli, nipoti, genitori, fratelli e parenti, ma anche colleghi ed amici.
Se solo un gran numero di preghiere e ringraziamenti potessero far resuscitare una persona come te avremmo sicuramente di nuovo qui il nostro dolce papà e nostro zio. Sappiamo che questo non è possibile, perciò ci chiediamo a cosa serve questo nostro affliggerci.
Sì forse perché questo è il modo per accendere nei nostri cuori quella piccola ed inesauribile luce che per noi simboleggerà per sempre la tua presenza, di certo non fisica ma spirituale.
Così ogni volta che faremo una scelta, compiremo gli anni, passeremo un esame, così come ogni altro passo impegnativo, penseremo prima a te, a quello che ci avresti consigliato, alla tua simpatia ed al tuo sorriso che non morirà mai e poi mai, perché sarà sempre vivo nei nostri ricordi.
  MARICA MOTTOLA

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