giovedì 16 settembre 2010

A rischio chiusura l'Arac di Eboli. In 12 tengono aggiornati i libri genealogici

EBOLI - Continua l’odissea dei 12 lavoratori della sede di Eboli dell’Arac - 10 lavoratori di campagna e 2 addetti alle pratiche d’ufficio - l’associazione regionale degli allevatori della Campania, non percepiscono lo stipendio dal mese di maggio. A denunciare, per l’ennesima volta, la grave situazione è il segretario provinciale della Fai Cisl, Carmine Santese. L’Arac, associazione fondata per l’istituzione e la tenuta dei libri genealogici a servizio della zootecnia, ha sedi in tutta Italia e, in Campania, quello di Eboli è il centro d’eccellenza per la provincia di Salerno. “Stiamo affrontando un caso a dir poco paradossale”, ha affermato il numero del sindacato di categoria cislino. “Dallo scorso mese di maggio la nuova giunta regionale ha bloccato tutte le delibere in precedenza e le ha rispedite agli assessorati di competenza. Qui stiamo parlando di un servizio per le associazioni come la Coldiretti e che presta la propria assistenza a circa 800 aziende in provincia di Salerno, ma nessuno sembra preoccuparsi di questa vicenda. Senza l’albo genealogico sarebbe impossibile avere la certificazione di qualità dei prodotti lattiero-caseari del nostro territorio, in particolare la mozzarella di bufala. Questi lavoratori non prendono lo stipendio e tutti i giorni prestano la loro opera per dieci ore al giorno e non possono neanche scioperare, altrimenti rischiano di essere denunciati”, afferma Santese della Fai Cisl salernitana. “Nonostante il prezioso servizio offerto alle aziende della provincia e all’intera filiera produttiva la Regione continua a mortificare questi lavoratori, che da tempo non godono di una tranquillità economica e lavorano in condizioni disumane. La struttura ebolitana della località Cioffi, di proprietà dell’Università ‘Federico II’ di Napoli, è sprovvista di condizionatori, riscaldamenti ed è a rischio infiltrazioni”. L’Arac, nonostante sia un ente nato e finanziato dal ministero dell’Agricoltura, è legato ai fondi stanziati dalla giunta di Palazzo Santa Lucia che, secondo l’esponente della Cisl, non ha mai garantito una continuità per le attività di sviluppo e controllo del centro di Eboli. “I costi dell’Arac vengono sostenuti direttamente dal ministero dell’Agricoltura, che ogni hanno sborsa per l’ente 1.500.000 euro, di cui 800mila sono destinati al personale”, afferma indignato il segretario Santese. “Questi soldi da Roma vanno a Napoli e da maggio sono blocco. La cosa assurda è che la Regione in questa vicenda dovrebbe fungere solo da organo di controllo ed erogare il contributo ministeriale. Ma misteriosamente i fondi restano bloccati e non possono essere spesi neanche in altro modo”. Quello all’Arac di Eboli è solo l’ultimo colpo inflitto dalle istituzioni politiche - nazionale e regionale - al mondo del lavoro salernitano che - dopo la Ssica di Angri, l’Ense di Battipaglia, la crisi del settore forestale, il momento negativo della comunità montane e dei vari consorzi di bonifica - vede a rischio anche i lavoratori del centro ebolitano. “Anche se si tratta di pochi posti di lavoro (in Campania sono 32 i lavoratori dell’Arac) ci mobiliteremo ugualmente per scongiurare il rischio chiusura”, dichiara il leader provinciale della Fai Cisl. “Domani a Napoli saremo a piazza Matteotti per protestare contro l’annullamento dei finanziamenti al settore forestale con 5000 persone. A questi si aggiungeranno anche i lavoratori dell’Arac di Eboli che faranno sentire la propria voce”, dichiarano i vertici di categoria delle organizzazioni sindacali confederali. “Nei prossimi giorni chiederemo spiegazioni in merito alla vicenda dell’Arac all’assessore regionale all’Agricoltura, Vito Amendolara, per sbloccare gli stipendi di questi lavoratori che sotto il profilo umano e professionale stanno gestendo la situazione in maniera dignitosa ed esemplare”.

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