venerdì 1 ottobre 2010

Angelo Vassallo, per un punto della situazione

sabato 25 settembre 2010

Il giorno in cui Vassallo cominciò a morire

Delitto Vassallo, sei scenari per la morte del sindaco
Angelo Vassallo

GIALLO
Appalti, abusivismo, droga: le piste dei magistrati. Gli amici divisi: "La follia di un balordo". "No, la camorra si sta impadronendo del Cilento e Angelo non sapeva mediare"
di PATRIZIA CAPUA e DARIO DEL PORTO

"Qua un sindaco rischia al massimo un diverbio per un cassonetto fuori posto o una lampadina fulminata. Per me può essere stato solo un balordo", dice il commercialista Pietro Di Lorenzo, accomodato su una poltrona del circolo della vela. Vassallo era il suo padrino di cresima. "Angelo era incapace di mediare. Comprensivo, ma non accomodante. Prendeva tutto di petto, inconsapevole del pericolo", ricorda il manager in pensione Erminio Petillo. "Il mio sindaco è morto per situazioni di contesto che si stavano affermando", afferma Stefano Pisani, il più stretto collaboratore di Vassallo.

Pisani non vuol sentire parlare di camorra: "Qui a Pollica non c'è e non ci sarà". Le indagini però sono affidate alla Direzione distrettuale antimafia. Giuseppe Tarallo, per sette anni sindaco a Montecorice, già presidente del Parco del Cilento, è di tutt'altro avviso rispetto a Pisani: "La camorra c'è eccome. Si sta impadronendo di pezzi sempre più vasti del territorio e dell'economia locale. Basta guardarsi intorno per comprenderlo. Seguire le tracce delle compravendite di immobili e locali commerciali con complicità a tutti i livelli. Avevo più volte spronato Angelo a fare fronte comune. Ha sottovalutato il pericolo?".

La droga. L'ossessione di Vassallo, durante l'ultima estate della sua vita, era l'invasione della droga ad Acciaroli. Il sindaco aveva protestato con le forze dell'ordine chiedendo più controlli sullo spaccio. Alla fine, era stato costretto ad affrontare di persona i pusher, accompagnato solo da due vigilesse. Questa è la pista principale seguita dalle indagini. Ma lo scenario appare più complesso.

Il porto. Sta per essere aggiudicata la gara per il secondo lotto del porto turistico: 4 milioni di euro per ampliare la banchina e creare un isolotto di 500 metri quadri riservato ai grandi yacht. I lavori prevedono lo spostamento dei depositi e del distributore di carburante. "Il porto è solo uno dei cardini del giro d'affari che può svilupparsi attorno alla costa e che fa gola a un intreccio di camorra e "colletti bianchi"", dice Giovanni Petillo, per 15 anni consigliere di opposizione a Pollica, proveniente dall'ex Msi. Quest'estate l'approdo ha ospitato 1020 imbarcazioni. La banchina è pubblica, i tre moli sono a gestione privata.

Gli altri appalti. Al Senato il sottosegretario Alfredo Mantovano ha rimarcato la "contrapposizione" di Vassallo ad appalti "non rispettosi delle regole". Quali? La risposta è nell'ufficio di Angelo, sotto sequestro dal giorno del delitto. Sulla porta, accanto ai sigilli, una rosa rossa. L'unico grande progetto conosciuto riguarda il piano energetico del Parco del Cilento di cui Pollica è capofila di 74 Comuni. Un affare da oltre 70 milioni di euro che però è ancora fermo. "Il Capo dello Stato ha detto che il Cilento ha bisogno di prevenzione e sviluppo - sottolinea il vicesindaco Pisani - ma come è possibile se la Regione ha smesso di pagare?".

Gli affari immobiliari. Vassallo aveva colto l'arrivo di nuovi capitali nell'economia immobiliare di Acciaroli. Ed era attento ai passaggi di mano avvenuti anche attraverso aste giudiziarie. Circostanze che ora vengono esaminate dagli investigatori, come il progressivo insediamento nel paese di una famiglia di imprenditori originari della provincia di Napoli che gestisce alcuni locali della "movida". La pista degli affari immobiliari non convince gli amici di Vassallo. "Grandi lottizzazioni non ce ne sono da anni. L'unico investimento rilevante degli ultimi tempi è la cessione per circa 4 milioni a un operatore casertano del palazzo vicino al porto dove si trovano gli uffici di una banca", spiega Erminio Petillo. "In 25 anni ad Acciaroli ci saranno state 3, forse 4 esecuzioni immobiliari e un paio di fallimenti", afferma Di Lorenzo. Per evitare che uno storico bar di Acciaroli "La Lucciola", chiuso dopo 30 anni, fosse rilevato da "forestieri", undici amici di Vassallo hanno costituito una società per rilevare l'attività. "Poi affideremo la gestione a una famiglia di Acciaroli", spiega Di Lorenzo.

L'abusivismo edilizio. La lotta al cemento illegale è stata una delle battaglie-simbolo per Vassallo. Al piano regolatore di Pollica, già molto rigido, si era aggiunto il 14 giugno quello del Parco del Cilento: un altro ostacolo ai disegni di chi aveva investito per costruire senza regole. "Pollica non ha mai tollerato l'abusivismo", sottolinea il vicesindaco Pisani. Ora che Vassallo non c'è più, che cosa succederà? "Il timore che possa aprirsi un varco esiste - avverte Erminio Petillo - è una preoccupazione che dobbiamo cominciare ad affrontare". Giuseppe Tarallo è pessimista: "La bella immagine di Acciaroli è finita con la morte di Vassallo".

Le liti locali. "Non so perché è stato ucciso. Penso a qualche inimicizia della quale non riesco a vedere la dimensione, all'azione di uno sbandato della droga o a una vendetta personale", commenta Erminio Petillo. Ammazzato solo per il suo carattere autoritario e intransigente? Difficile. Le indagini della Procura di Salerno dovranno dare soluzione al giallo. Acciaroli intanto prova a guardare avanti. Fra sei mesi si vota. "Stavolta in campo ci sarà anche l'opposizione", promette Giovanni Petillo. "Angelo lascia un vuoto enorme - ragiona Erminio Petillo - il ricordo però non va banalizzato. Adesso Acciaroli deve tornare alla normalità". Già da un paio di giorni, la gigantografia del sindaco non è più sulla Torre Saracena.




La notte in cui Vassallo cominciò a morire
Così sfidò gli spacciatori: "Fuori da Acciaroli". Un gommone scaricò droga nel porto. Lui lo seppe e cacciò dai locali i delinquenti
LA SFIDA AGLI SPACCIATORI
di PATRIZIA CAPUA e DARIO DEL PORTO

ACCIAROLI - Nel mese di agosto, secondo numerosi testimoni, un'imbarcazione veloce approdava tutte le sere alla banchina della località turistica per inondare con fiumi di stupefacenti le notti della Movida. Un traffico sfacciato, sotto gli occhi di villeggianti e proprietari di yacht spaventati da questo commercio. Il 24 agosto, poco prima di essere ucciso, il sindaco decise di sfidare in prima persona gli spacciatori. Dodici giorni prima del 5 settembre, quando fu assassinato con nove colpi di pistola.

Ecco il film di quella notte d'agosto. Vassallo è in giro con la moglie Angelina per una passeggiata. Intorno all'una, viene avvicinato da un gruppo di vacanzieri. "Sindaco, faccia qualcosa". E lui, accompagnato solo da due vigilesse, va sul molo. Gli spacciatori, avvertiti di questo giro di perlustrazione, si sparpagliano in alcuni locali nel piazzale del porto. Alcuni a piedi, altri in bicicletta.

Sguardi circospetti, cenni d'intesa. Nel buio, Vassallo riconosce un ragazzo che vende droga nella zona: "Tu qua non devi più venire, hai capito?", gli dice brusco. Quello gira le spalle e sparisce. Ma è solo un pesce piccolo. Vassallo intanto non si ferma. Continua il giro. Entra in un locale. Un giovane gli va incontro. Gli tende la mano per salutarlo. Il sindaco si gira di scatto: "È meglio che non mi saluti, hai capito? Vattene via da qui". Quello si irrigidisce: "Chi si crede di essere, questo?", sbotta. E poi un insulto. Vassallo lo ignora. E fa di più. Continua il giro dei locali e si sfoga con i proprietari: "Io faccio il possibile per aiutarvi, per sostenere il turismo ad Acciaroli. Ma vi ho già detto mille volte che certa gente qui non la dovete far venire".

Poi Vassallo torna a casa. Tranquillo come sempre. La moglie Angelina ha raccontato a "Repubblica" di non averlo mai visto turbato, nei giorni che hanno preceduto l'omicidio. Ma come amministratore, quel supermarket della droga aperto nella sua Acciaroli lo preoccupava eccome. Più volte aveva invitato per iscritto le forze dell'ordine a intervenire. E aveva dato personalmente disposizioni alla polizia municipale di pattugliare il piazzale del porto, i locali della Movida e il molo per scoraggiare i pusher e gli acquirenti della droga.

Le indagini coordinate dalla Procura antimafia di Salerno prendono in considerazione come prima chiave di lettura quella che conduce alla vendetta per punire la campagna di Vassallo contro l'invasione della droga ad Acciaroli. Delitto che, in questa ottica, non può non essere stato voluto espressamente dalla camorra, che del traffico di stupefacenti da sempre muove i fili.

Alcuni testimoni sentiti in Procura hanno fatto i nomi di un gruppo ben individuato di giovani locali. Facce note, riviste ad Acciaroli dopo diverso tempo. Teste calde. Protagonisti di gigantesche risse sul molo, accoltellamenti e minacce. Gente conosciuta come pedine del traffico di stupefacenti. Dai sospetti però non si è passati ad alcuna accusa formale. Alle voci del paese, non sono stati trovati riscontri sufficienti. E il fascicolo sull'omicidio Vassallo è ancora contro ignoti.

Gli investigatori coordinati dal procuratore capo di Salerno Franco Roberti stanno adesso dando anche la caccia al gommone della droga che ad agosto raggiungeva l'angolo più buio del porto di Acciaroli. I carabinieri stanno frugando nei registri delle imbarcazioni concesse a noleggio durante l'estate.
La vendetta degli spacciatori non è l'unico possibile movente per un delitto che resta, tre settimane dopo, ancora senza colpevoli. "Ma anche altre soluzioni, alla fine, si incrociano con la pista della droga", sottolinea un investigatore. Gli spacciatori, ragionano in Procura, sono l'ultimo anello di un ingranaggio criminale molto più sofisticato. Al vertice ci sono i trafficanti, intorno la "zona grigia" dove si muovono i "colletti bianchi" interessati agli affari e agli investimenti a sei zeri resi possibili anche dall'enorme guadagno garantito dal commercio di stupefacenti.

Soldi potenzialmente in grado di trasformare l'isola felice di Acciaroli, l'orgoglio di Angelo Vassallo e dei cilentani, in un nuovo canale di riciclaggio di denaro. La camorra come si colloca in questo scenario? Le indagini, ha detto il sottosegretario Alfredo Mantovano durante la recentissima audizione al Senato, "escludono che il Cilento presenti al proprio interno insediamenti camorristici, ma approfondiscono con attenzione anche la pista camorristica. Nella provincia di Salerno è segnalata da tempo una situazione di fermento della criminalità organizzata".

La "convergenza d'interessi" ipotizzata all'indomani del delitto dagli inquirenti più esperti potrebbe aver trovato nello scontro fra Vassallo e gli spacciatori il punto di rottura di un equilibrio divenuto, per il crimine, non più sostenibile. A quel punto, il sindaco andava punito in maniera violenta ed eclatante. Affinché la sua morte servisse da avvertimento a tutto il territorio cilentano.

Vassallo, ha ricordato Mantovano, si era impegnato "per evitare che Pollica fosse presa di mira dal traffico di droga facendo attenzione che non circolasse nei locali pubblici". La notte del 24 agosto, forse, il sindaco-pescatore, ambientalista e intransigente, ha cominciato a morire.
(25 settembre 2010)  

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