sabato 2 ottobre 2010

Arruolati in una "Gladio" per controllare gli ambientalisti degli Alburni




Sugli Alburni Mario Scaramella cominciò a muovere i suoi primi passi da 007. Dopo l’avvelenamento al tallio dell’ex colonnello russo Litvinenko, in rotta con i suoi capi, suo commensale in un ristorante londinese, e l’infarto al diplomatico Igor Ponomariov, presogli poco prima d’incontrarlo, ora Mario Scaramella si nasconde. Ha paura di essere ucciso. Napoletano, 36 anni, un curriculum degno di Le Carrè, è il consulente di Paolo Guzzanti alla commissione Mitrokhin. E’ l’autore di una relazione, ricavata proprio dalle confidenze di Litvinenko, sui legami fra Prodi ed il Kgb. Nel 2004 è coinvolto in una mai chiarita sparatoria ad Ercolano e l’anno dopo assurge di nuovo agli onori della cronaca per le sue rivelazioni sui fantomatici "20 siluri nucleari sovietici" che dal 1970 se ne starebbero a bagnomaria nel golfo di Napoli. —-

di ORESTE MOTTOLA
Erano stati arruolati in una sorta di Gladio che doveva controllare gli ambientalisti degli Alburni dalle infiltrazioni dei russi o della delinquenza organizzata e loro non lo sapevano. E non l’hanno mai saputo, per oltre 18 anni. Mario Ferrante (Controne), Mimmo Rosolia (Sicignano degli Alburni), Giuseppe Melchionda (Serre) e Generoso Conforti (Postiglione) erano convinti di essere proprio loro i ligi difensori della sacra montagna bianca e del fiume Calore. Lo erano i "quadri", ma 30 ragazzi furono selezionati per un duro corso simil – marines. Ed invece? "Allora mi fu chiesta una attività informativa dal Sismi sui rapporti fra criminalità e ambiente, ne era a conoscenza l´Alto commissariato antimafia e iniziò lì la mia competenza sul Kgb che cercava spie in Italia fra gli ecologisti, volevano formare una specie di Brigate verdi. Un bel giorno, mi trovai, per questo, sotto inchiesta a Napoli, Santa Maria Capua Vetere e Salerno; prosciolto in tutti e 3 i casi". Traducendo, il compito di Mario Scaramella allora era di "infiltrare" il nascente movimento ambientalista. Sulla vicenda specifica ci torniamo dopo, ma il richiamo era d’obbligo, perchè proprio dagli Alburni comincia la sua brillante carriera E’ uno che più che di un biglietto da visita, ha bisogno di una pergamena. E forse nemmeno quella riuscirebbe a contenere i titoli affastellati nel curriculum, che si fa chiamare professore ma non ha una cattedra universitaria, che fu imputato (e successivamente prosciolto) nella strana storia di "poliziotti ecologici" sugli Alburni con compiti poco chiari ma è stato pure magistrato onorario, collabora con la presidenza della commissione Mitrokhin per approfondire i rapporti fra Kgb e Brigate Rosse ma si occupa di sicurezza ambientale, discetta di "tecnologie spaziali contro il terrorismo" e "mine atomiche" ma nella vita di tutti i giorni s’interessa alla demolizione delle case abusive per conto dell’Ente Parco del Vesuvio. In una subisce un attentato. Credenziali ne ha tante Scaramella, nel bene e nel male basterebbero a sorreggere due o tre carriere ormai al traguardo della pensione. Solo che lui di anni non ne ha che 36, due matrimoni, due figli. L’ultimo capitolo è quello dell’avvelenamento del colonnello russo che indagava sulla morte della giornalista Anna Politkovskaia, sua amica personale, avvelenato con il tallio radioattivo dopo una cena in un ristorante giapponese di Londra proprio con lui. Nelle settimane precedenti il diplomatico russo Igor Ponomariov fu stroncato da un infarto poco prima di una riunione con Mario Scaramella. Negli Alburni molti lo ricordano bene: "Furono sei mesi avventurosi", le imprese dello"baby 007", il "superpoliziotto pataccaro", che a vent’anni, mise sotto sopra mondo giovanile, politici ed imprenditori. Era il 1990, l’anno dopo se lo ritrovano sui giornali, accusato di essere stato "inconsapevole" strumento di politici coinvolti in tangentopoli e clan camorristici. Una storia chiarita dice lui, dalla quale esce subito accampagnando la motivazione che i russi erano interessati ad "infiltrare" gli ambientalisti. Si laurea in giurisprudenza e ricompare in Veneto a fianco del giudice Papalia e poi in America, in qualche servizio segreto che lo spedisce in Colombia, a combattere i narcotrafficanti e a proteggere la sicurezza dei suoi oleodotti. Si segnala perfino in Angola, come "facilitatore" del processo di pace. Ora lo ritroviamo lungo le sponde del Tamigi, e con lui sembra tornare l’epoca tenebrosa delle spy story che ci avevano accompagnato negli anni della guerra fredda. E’ con Aleksandr Litvinenko, 43 anni, ex colonnello dei servizi segreti russi c’è lui. Mangiano il sushi al ristorante, il russo sta male. La denuncia, accompagnata da accuse a Vladimir Putin di essere il mandante del (finora) tentato omicidio, è di un personaggio da prendere con molte molle, quel Boris Berezovski, oligarca russo caduto in disgrazia e dal 2001 esule a Londra. Uno che ha motivi personali per avercela con il presidente russo.Dietro alle spalle Scaramella ha una storia da "Spectre", che comincia dalle nostre parti, su per i monti Alburni. I primi passi li muove fra le grotte di Castelcivita e punta Panormo, la vetta degli Alburni. Fra Sicignano degli Alburni e Postiglione. Mario Scarammella arriva qui che non aveva nemmeno vent’anni. Usa gli agganci trovati fra gli iscritti al Club Alpino per trovare le persone più motivate alla battaglia ambientalista. Per la verità quelli che incontra sulla sua strada pensano già al Parco del Cilento del quale si comincia a parlare. C’è chi s’immagina consulente e dirigente e chi semplice guardiaparco. Si comincia dai "quadri": Mimmo Rosolia, allora vigile urbano di Sicignano, è il primo. Seguiranno l’ingegnere Pasquale Principato, il medico Generoso Conforti, lo scrittore e professore Giuseppe Melchionda, poi c’è Mario Ferrante, oggi assessore a Controne. Conforti e Principato escono di scena subito, fanno troppe domande, non sono convinti. Gli altri dopo qualche mese. "Con la divisa ed il basco rosso, tanto savoir faire ed enciclopedica competenza ambientale. Nelle caserme dei carabinieri è di casa, sindaci ed assessori fanno a gara per accontentarlo", ricorda chi allora lo ha conosciuto bene. Poi è di estrema destra, dice di essere nipote di un noto senatore missino napoletano. Ai suoi compagni di avventura racconta che "occorre fare sul serio", tace dei suoi rapporti internazionali. Stabilisce la sua sede di rappresentanza a Castelcivita, presso il convento di Santa Geltrude che il comune, allora guidato da Ernesto Cantalupo, gli mette a disposizione. La sede operativa è nelle campagne della contrada Serra, in una scuola elementare dismessa. Ed è lì che chi scrive, spericolato cronista a gratis del "Giornale di Napoli, fa irruzione con Elio Perillo, allora corrispondente del "Mattino", il fotoreporter Giovanni Liguori e Stella Cervasio, allora giovane e rampante giornalista di "Repubblica". C’era una finestra aperta, ma l’avemmo l’impressione che quel vero e proprio covo nessun inquirente l’avesse passato al setaccio. Cosa è successo nel frattempo? Ogni opificio: frantoi, macelli, discariche comunali – e nel 1990 ogni paese ne ha – subisce la sua visita ispettiva. Scaramella minaccia denunce e chiusure. I sindaci si allarmano ed allertano il prefetto che, al tempo, è Corrado Catenacci, già allora con fama da duro. Catenacci non crede alle sue credenziali ed alle sue divise e, non si sa cosa gli disse, ma sta di fatto che da quel momento finiscono le velleità da "poliziotto" di Mario Scaramella. Il "corso" con i ragazzi selezionati va invece avanti. Marce forzate, judo, arrampicate in montagna ed altre tecniche di vera e propria sopravvivenza. E nessuna distinzione fra ragazzi e ragazze. Così fra i 30 la selezione diventa implacabile. Chi non regge il ritmo viene mandato via. Gli istruttori Aghi e Mucibello si comportano da ufficiali dei marines. L’addestramento è di tipo strettamente militare con la capacità di leggere le mappe. All’epoca raccolsi i racconti di Angelo, Alfonso, Pina, Donato e Franca.L’altolà di Catenacci arriva così sugli Alburni. E agli inizi di luglio del 1990, dopo sei mesi di corsi teorico – pratici intensi, gli inflessibili Scaramella, Aghi e Mucibello, fanno sapere che ci si può prendere un po’ di riposo: "sì, andatevene un po’ a mare", fanno sapere. E accade che i tre non si facciano più vedere in zona. Non è ancora l’epoca dei cellulari e così nessuno riesce più a trovarli. Tornano alle ribalta delle cronache con l’operazione Adelphi che un paio di anni dopo le forze scatenano nel napoletano e nel casertano. In quella rete ci rimane anche lui. Per Rosaria Capacchione, de "Il Mattino" Scaramella è stato usato: "Contro chiunque potesse essere d’intralcio all’affare della spazzatura sponsorizzato dalla camorra di Casal di Principe e dell’assessore Perrone Capano". E "Repubblica": …Intimidatore delle cosche per conto del camorrista Perrella e del clan dei Casalesi, soci in affare dell’assessore". Scaramella riesce a non farsi arrestare perché gli verrà riconosciuta la buona fede e fors’anche per la bontà delle informazioni che Scaramella passa a Domenico Sica, allora Alto Commissario Antimafia. "Non lo arrestano per il rotto della cuffia", dice chi lo conosce bene. Da "baby 007" come allora fu definito sui giornali oggi Scaramella, sarebbe, stando a quel che dichiara: "un accademico dell’università di Napoli e consulente della commissione Mitrokhin istituita dal Parlamento italiano per indagare sulle attività del Kgb in Italia durante la Guerra Fredda". Le cronache hanno già conosciuto altri "personaggi in cerca d’autore" usati per montare il caso Telekom Serbia, ora i riflettori si illuminano su quest’ultimo protagonista. Proprio Scaramella avrebbe fatto sì che la commissione Mitrokhin interrogasse Litvinenko, fuggito dalla Russia dopo essere stato messo sotto accusa per alto tradimento. Prima dell’avvelenamento londinese, s’imbatte in bombe e kalashnikov al limitare del Vesuvio Sei uomini, con passamontagna e guanti in lattice, strumenti satellitari ed armamento da guerra (pistole, mitra e bombe a mano a frammentazione fabbricate nell’ Est) lo seguono nella giornata del 12 marzo 2005. Mario Scaramella è con un suo consulente dell’ Ecpp (il programma americano per la sicurezza nucleare) . Sono in una località boscata, nel comune di Ercolano, alle sette e mezza del mattino, in una Range Rover blindata, accompagnati da due agenti. Qui vengono intercettati dal commando che fa fuoco su di loro. Reagendo gli agenti scaricano sugli attentatori tutto il munizionamento delle loro pistole di ordinanza e feriscono almeno uno dei killer, il pregiudicato camorrista Vincenzo Spagnuolo, che viene arrestato. La versione fornita dall’ interessato alla stampa e cioè di essere un consulente dell’ Ente Parco Nazionale del Vesuvio, delegato ad effettuare le demolizioni di palazzine costruite dai camorristi nell’ area protetta, non spiega l’ agguato, del tipo di quelli che si vedono solo nei film di guerra, che si è verificato..Ma chi è allora Mario Scaramella?
Oreste Mottola orestemottola@gmail.com

Nessun commento: