lunedì 19 dicembre 2011

Colliani a Sicignano. Vecchio ingegnere e giovane imprenditore

“Sicinius” è il sogno realizzato di Felice Colliani. La moglie, è una napoletana verace, grande appassionata di cucina. Quel dolce ai fagioli di Controne è la sua ultima consacrazione. Perché quando Colliani parlava di agriturismo e di turismo rurale le nostre campagne erano preda della smania di sembrare sempre più simili ai paesi o alle città . L’edilizia rurale conobbe le sue peggiori nefandezze.
Le opinioni del nostro ingegnere .- ristoratore sono drastiche. Gli Alburni lui li vede in piena decadenza. “Il sostegno al reddito delle nostre zone è assicurato dagli anziani che riscuotono le pensioni e coltivano pure le terre. Quando finiranno loro io vedo un futuro gramo per queste nostre zone. I terreni saranno abbandonati e i nostri giovani non potranno più vivere senza lavorare. Qui tornerà il brigantaggio. Io lo dico sempre a mia moglie: quando io non ci sarò più vi dovrete comprare una mitragliatrice per tenere a bada i malintenzionati”.
Colliani ha una capacità di proporre originali analisi storiche. “La nostra agricoltura di montagna è stata distrutta negli anni Trenta dalla smania del fascismo di reagire alle sanzioni. Ci inventammo l’autarchia. Fu così che cominciammo a coltivare girasoli e canapa, o quelle razze bovine che con i nostri monti niente avevano mai avuto da vedere”.
Ogni giorno che passa è una pugnalata: “Pochi giorni fa ho portato dei miei ospiti alla stazione ferroviaria di Sicignano dove sapevo che si fermavano gli Eurostar. Con sorpresa, e vergogna, appresi che nessun treno vi si ferma più”.
Un’altra sorpresa sono le nostre sagre. Non rivelo segreti se dico che non c’è più traccia di prodotti locali. “Il made in Italy” ormai si coltiva nei nostri porti.
“Questa più che un’area economicamente depressa è popolata da uomini depressi che amano farsi male da soli”, commenta ancora Colliani. “Noi vendiamo incontri culturali non lavoriamo per i soldi”, proclama. Ed aggiunge: “Da noi nelle camere niente telefono, tv e campanello. Ci siamo noi”. Oltre che con la cultura qui a Sicignano ti prendono per la gola. Il buon mangiare sicignanese: i cibi sono rigorosamente ipocalorici: lagane e ceci o caciocavallo arrostito, fusilli e ravioli o l’arrosto di carni miste. I sicignanesi per le cose buone hanno esperienza. Le loro prelibate salsicce, era il 58 a.C., le gustò finanche Marco Tullio Cicerone, mentre scappava precipitosamente da Roma, e ne scrisse sperticate lodi. A Galdo producono invece le migliori soppressate (salumi di carne di maiale) del salernitano. La loro ricetta è più segreta della formula con la quale, ad Atlanta, confezionano la Coca Cola. LA MODA. Fino alla seconda metà degli anni Settanta, Sicignano degli Alburni è un paese à la page: dopo i bagni a Paestum o ad Agropoli, per molte famiglie napoletane, era di moda venirsi ad ossigenare per almeno quindici giorni nel luogo dove il bambino Rocco Scotellaro imparava a leggere dai frati cappuccini. Il sole non ama questo paese su cui incombe il Tirone, la parte dell’Alburno più maestoso. D’inverno quasi assente, il sole ricompare nella tarda primavera consentendo l’abbondante crescita di funghi e fragole, origano e timo, insieme con altre cento erbe aromatiche e medicamentose.
[Oreste Mottola]
orestemottola@gmail.com

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