venerdì 3 dicembre 2010

Roccadaspide. L'abbandono del Convento della Madonna delle Grazie

ORESTE MOTTOLA
Il convento è diroccato e la chiesa è piena di pericolose lesioni nelle mura del porticato esterno.  L’erba verde del prato circostante piace molto al cavallo che vi pascola solitario. Macchie di rovi lussureggianti si notano in ogni anfratto. Il panorama intorno però è superbo spaziando sulla parte medioevale di Roccadaspide e l’intero massiccio degli Alburni ed il corso del fiume Calore. S.Antonio e la Madonna delle Grazie, emblemi della fede dei rocchesi, sono da tempo esposti all’incuria del tempo ed alla mercè dei ladri sacrileghi senza che vi si ponga rimedio alcuno.  Il complesso religioso, del XV secolo d.c. è al centro di una contesa tra la proprietà privata e la Curia che se agevola lo scarica barile delle responsabilità sta riportando il tutto allo stato di gloriose rovine. Il campanile, con la cupola moresca, richiama la tipica architettura dei cenobi basiliani di rito italo greca così tipici nell’Italia meridionale. La chiesa, ad una sola navata, è francescana anche nella sua semplicità. Imponente è il complesso conventuale che interessa l’intero piano superiore alla chiesa e gli annessi. Fino ad un decennio fa era questa la location più ambita per i matrimoni locali. Perché anche se il convento è stato soppresso nel 1808 ed utilizzato finanche come stazione di sosta perché sulla via della transumanza tra Alburni e Piana del Sele, i pastori erano ospitati al suo interno, non è mai venuta meno l’utilizzazione a luogo di culto e per le cerimonie. Ora è tutto finito. Una visita frettolosa aiuta a constatare insieme alla gravità della statica del complesso anche dei recenti restauri che risultano tanto frettolosi quanto già intaccati dall’azione degli agenti atmosferici. “Dobbiamo attendere il crollo finale e completo per convincere chi di dovere ad intervenire per salvare una testimonianza fondamentale della nostra identità?”, si chiede Fernando Lombardi, che se di mestiere è un agente di commercio di accreditate multinazionali dell’elettronica da sempre è un attento cultore delle memorie storiche della sua Roccadaspide. La giornalista Francesca Pazzanese, che abita nelle vicinanze e più volte ha denunciato la situazione: “Il convento assai malmesso, praticamente diroccato, spinge sulla chiesa S. Maria delle Grazie, causando delle pericolose e paurose crepe sul porticato esterno dell'edificio religioso”. A questo stato disastroso non si è arrivato nel silenzio generale. Nel 2005 una sottoscrizione indirizzata al vescovo Favale gettava l’allarme:  «L'ineguagliabile patrimonio di religione e di cultura che detto luogo sacro ha rappresentato per generazioni e generazioni, andrà perduto in caso non venga ristrutturato». Questo era il tono dell’accorata denuncia. L’unico effetto fu quello di far emergere che c’era una proprietà privata della chiesa e del convento. Francesca Pazzanese ricorda che gli stessi fecero notare come «c'era stato un allarmismo inutile intorno alla vicenda per la soppressione della tredicina nella chiesa S. Maria delle Grazie e che si stavano adoperando per il recupero integrale del convento di S. Antonio grazie alla Soprintendenza delle Belle Arti che aveva già ristrutturato la chiesa, in attesa di essere ricostruita anch'essa integralmente». Mentre i proprietari e la Curia faticano a trovare il bandolo della matassa gli unici che non si scoraggiano sono i ladri. L'irruzione clandestina costa la porta del tabernacolo e due colonnine dell'altare. La statuina della Madonna delle Grazie con il bambinello resiste e fa da baluardo per altri malintenzionati. Ma non è capace di intenerire i contemporanei e portarli a ridare dignità ad un luogo che tanto ha significato per la storia di Roccadaspide di almeno sette secoli.
Oreste Mottola

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