venerdì 3 dicembre 2010

A Salerno il primo sportello per le richieste di sospensione dei debiti bancari in agricoltura

 
ORESTE MOTTOLA
Lo sportello si chiama “CreditAgri attivo” ed è stato appena aperto presso la sede provinciale della Coldiretti di Salerno. E’ qui che si potranno rivolgere le aziende agricole interessate ad ottenere la sospensione per un anno delle rate dei mutui per la sola quota capitale. E’ uno degli strumenti del “decreto Tremonti”, messo in campo per arginare gli effetti della crisi che sta investendo anche il settore primario. Si comincia a rendere possibile anche nella nostra provincia la sospensione – in pochi e circoscritti casi- temporanea dei debiti bancari. Si dà così attuazione provinciale al protocollo d’intesa sottoscritto il tre agosto scorso fra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Associazione Bancaria Italiana e le maggiori organizzazioni professionali tra cui Coldiretti. L’accoglienza, tra gli addetti ai lavori, è decisamente fredda. Pietro Caggiano, è il presidente provinciale della Coldiretti e si occupa di ortofrutta a Battipaglia: “Dal settore zootecnico a quello bufalino, i conti sono decisamente in affanno, ma non credo che si troverà un imprenditore agricolo che abbia i requisiti giusti e che andrà a raccontare alla propria banca di avere difficoltà, soprattutto se vorrà continuare ad avere credito. Detto questo dico che se delle opportunità ci sono daremo la possibilità a chi ha i requisiti di poter accedere…”. Il settore che più soffre è quello dell’allevamento di mucche da latte. “Cento stalle per la produzione di latte vaccino chiuse nell'arco di un anno. E un trend attuale assolutamente non positivo", dice Aniello Ascolese di Coldiretti. Ancora più pessimistica la previsione di Gioacchino Maione, allevatore di Eboli, e presidente di “Vallepiana”. “E’ l’intero settore ad essere in ginocchio”, commenta. Sono tre le zone della provincia di Salerno in cui si registra il crac della produzione nostrana di latte vaccino: la Piana del Sele, il Vallo di Diano e la zona degli Alburni. Proprio in queste zone, i piccoli allevatori sono costretti a chiudere la loro attività, perché incapaci di reggere il mercato.
Difficilmente queste aziende potranno godere delle agevolazioni. Sono ammissibili agli interventi, infatti, le imprese che alla data del 30 settembre 2008 non avevano situazioni classificabili come pregiudizievoli e bloccanti”. La valutazione di tutto questo è demandata agli istituti bancari. Antonio Marino dirige la Bcc di Aquara: “Fino ad oggi nessuno ci ha chiesto di applicare le norme governative. Più interesse, onestamente, devo dire che l’ha suscitato la nostra proposta di valutare – caso per caso – un piano di risanamento finanziario fatto su misura. Lo Stato cominci a pagare le spettanze dell’Agea (contributi per l’olivicoltura, ad esempio) nei tempi stabiliti”. Da Capaccio risponde Angelo Quaglia che a Napoli dirige il Centro Agroalimentare e che è passato attraverso la direzione dei mercati ortofrutticoli di Capaccio e Pagani: “Più produttivo è pensare a misure da attuare su base più ristretta. Meglio attrezzare spazi espositivi lungo la Statale e a riduzioni della tassa dei rifiuti nelle zone agricole. Anche il Puc potrebbe prevedere strutture attrezzate e servizi nelle contrade agricoli”.

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